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Iniziativa congiunta dell’Università di Milano (Dipartimento di Scienze farmacologiche e biomolecolari) e di NFI (Nutrition Foundation of Italy)

Si fa un gran parlare di cibo ed alimentazione, forse troppo, di certo, molte volte a vanvera. E’ di moda e fa fino parlare – e scrivere – di prodotti del territorio, di km zero e di qualità, data per intrinsecamente assodata nel caso di produzioni locali ed artigianali. Non sempre è vero. E’ altresì vero che prodotti del “contadino” o dell’artigianato tradizionale possono – e i casi non sono di certo pochi – raggiungere vette qualitative altissime. Ma non è né giusto né corretto affermare che i cosiddetti “prodotti industriali” siano necessariamente di qualità inferiore e/o scadente per definizione. Come sempre bisogna distinguere da caso a caso e accanto a produzioni “industriali” di alta qualità ve ne sono altri scadenti o addirittura pessimi. Bisogna in ogni caso tenere conto, aspetto che i critici gastronomici saltano il più delle volte a piè pari, della componente prezzo: se si vuole mangiare mediamente bene, con garanzie igienico sanitarie adeguate e a costi sopportabili, non si può prescindere dalla componente costo.
Il calo dei consumi alimentari, ad esempio della carne bovina, non è dovuto solo al cambiamento degli stili di vita e alla campagna denigratoria portata avanti dai vegetariani in servizio permanente effettivo, ma è dovuto anche al costo ben più elevato di questa tipologia di carne rispetto a quella avicola, che non a caso registra un sensibile incremento delle quantità consumate. In altre parole vogliamo dire che va benissimo il mercato di nicchia con cibi eccelsi, ma non si pensi che si possa dare da mangiare alle masse con produzioni “biologiche” che necessariamente costano molto di più e producono di meno. Un giusto mix, con la garanzia che le autorità pubbliche garantiscano l’igienicità e la sicurezza alimentare, fra prodotti di nicchia e gli altri cosiddetti “industriali”, rappresenta una necessità ineludibile. Con buona pace di chi riempie pagine di riviste e giornali con vagonate di aggettivi altisonanti e spesso autoreferenziali od occupa spazi televisivi a gogò. Brutalmente: prima mangiare e poi filosofare. Con il più profondo rispetto per la miriade di specialità che il nostro Paese ci offre tutti i giorni. Ciò non toglie che si debba chiedere, come consumatori, all’industria di trasformazione di fare sempre meglio e di più non solo in fase di produzione quanto a livello informativo favorendo e non ostacolando (come spesso purtroppo avviene, soprattutto in ambito comunitario) la trasparenza sui contenuti delle etichette e, assolutamente doverosa, sui luoghi di origine e di trasformazione dei prodotti.

Il concetto di “naturale” è per lo più associato – è diventato quasi un mito – a quello di “salute”. Non è sempre così e “naturale” non è sempre sinonimo di “sicuro”: vanno verificate le situazioni e i diversi ambiti produttivi. E’, questo, crediamo, concettualmente, fra molti altri più specifici, l’argomento più pregnante per il consumatore dibattuto nel corso di tre importanti conferenze scientifiche tenute lo scorso luglio per iniziativa dell’Università di Milano (Dipartimento Scienze farmacologiche e biomolecolari) e della NFI (Nutrition Foundation of Italy) nella città di Expo. “L’evoluzione tecnologica nella produzione degli alimenti. Qualità, sicurezza ed effetti sulla salute”, questi gli argomenti dibattuti da numerosi esperti con il patrocinio del ministero della Salute.
Tre le tematiche prese in considerazione: pane e pasta; pesce e carne; estratti e derivati del mondo vegetale. Con riferimento a quest’ultimo argomento va evidenziato che accanto agli alimenti vegetali propriamente detti (frutta e verdura) sono numerose le preparazioni che contengono vegetali in forma di derivati o tal quale. Molto importanti, per le implicazioni che possono avere sulla salute di chi li assume, sono gli integratori alimentari che spesso contengono i cosiddetti “botanicals” cioè componenti e/o derivati dalle piante officinali. E’ di tutta evidenza, in questo caso, la necessità che la materia prima e i suoi derivati rispondano a requisiti di assoluta qualità sia in fase di produzione “agricola” che nella successiva trasformazione in laboratorio: la sicurezza di questi prodotti dipende infatti, in larga misura, dalla certezza della concentrazione utile dei principi attivi e dalla assenza di contaminanti anche di origine naturale. Il consumatore deve inoltre, essere consapevole che i botanicals – prodotti molte volte ottimi, in moltissimi casi retaggio di tradizioni addirittura centenarie ma che in ogni caso non costituiscono la panacea di ogni male – possono interagire con alcuni farmaci tradizionali anche di largo utilizzo. In altre parole, quando si faccia ricorso all’uso di preparazioni erboristiche è doveroso accertarsi, in particolare con il farmacista o il medico, che non possano instaurarsi interazioni negative in presenza di utilizzo di farmaci tradizionali. Lodevole ed opportuna in questa direzione l’iniziativa congiunta di AIIPA (l’Associazione delle industrie produttrici di prodotti alimentari), di Federfarma (l’Associazione dei farmacisti) e dell’Unione nazionale consumatori che hanno messo a punto una ap ad utilizzo gratuito con informazioni specifiche sugli integratori a base vegetale e più in generale sulle piante officinali.
Nel nostro Paese la cultura erboristica è molto radicata e diffusa. In Europa solo il Portogallo vanta una tradizione simile alla nostra. L’utilizzo di piante officinali, medicinali o aromatiche coinvolge professionalità specifiche, in particolare del farmacista e dell’erborista laureato formati in diverse università con corsi specifici. Per gli acquisti di prodotti di particolare rilievo salutistico è senz’altro da preferire il negozio specializzato – l’erboristeria o la farmacia – mentre per i prodotti più usali, che gli esperti definiscono edonistici, va benissimo anche la grande distribuzione. A garanzia del consumatore le aziende che forniscono i supermercati non producono per il canale professionale (farmacie e d erboristerie).

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