La pizza dichiarata patrimonio culturale immateriale dell’umanità.

Con voto unanime il Comitato di Governo dell’Unesco, riunito a Jeju in Corea del Sud, ha inserito “l’arte del pizzaiuolo napoletano – e quindi la pizza – nella lista dei patrimoni culturali intangibili dell’umanità”. Nella decisione finale, che sancisce un riconoscimento di grande prestigio e valenza globale per uno dei simboli della gastronomia italiana, è evidenziato che “il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale”. La pizza è l’ottavo tesoro italiano ad essere iscritto nella lista dell’Unesco che conta 365 elementi provenienti da 108 Paesi. Un prologo molto importante, questo riconoscimento, del 2018 Anno internazionale del cibo italiano.

La storicità della pizza partenopea è testimoniata, e si tratta di un reperto ancora funzionante, dalla presenza del forno di campagna allocato nel Casamento Torre nel Real Bosco di Capodimonte (Napoli) dove fu cotta la prima pizza margherita.

E’ infatti qui che, nel 1889, il pizzaiuolo Raffaele Esposito della pizzeria Brandi preparò le diverse pizze per la Regina Margherita di Savoia: Mastu Nicola bianca con strutto, pecorino e pepe; pomodoro, alici, aglio, origano e olio; pomodoro, mozzarella, basilico, olio e pecorino; calzone fritto con ricotta e cicoli secondo la tradizione dell’Ottocento. La regina preferì quella con la mozzarella e il pomodoro che, in suo onore, fu chiamata “margherita” ancora oggi universalmente nota.
E’ un autentico sito storico, questo forno, che a brevissimo sarà oggetto di adeguata valorizzazione nel contesto della già prevista riapertura del Giardino Torre del Bosco di Capodimonte che coinvolgerà, a rotazione, i migliori pizzaioli napoletani.

Senza dimenticare che la pizza occupa, anche, con un business di 12 miliardi e l’occupazione di 100.000 lavoratori fissi ed altri 50.000 nel fine settimana, un ruolo di prima grandezza nel contesto dell’economia italiana. Giornalmente (dati elaborati da Coldiretti) le circa 63.000 pizzerie, locali per l’asporto il taglio e il trasporto a domicilio presenti sul territorio nazionale sfornano circa 5 milioni di pizze. Per un consumo annuo di 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio d’oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro. I maggiori “mangiatori” di pizza sono di gran lunga gli americani (13 kg a testa), seguiti da noi italiani (7,6 kg, primi in Europa), da francesi e tedeschi appaiati a 4,2 kg, seguiti da britannici (4 kg), belgi 3,8, portoghesi 3,6 e austriaci 3,3.

Fonte fotografie: http://www.repubblica.it

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