Milano, Università IULM

 Antonio Biasiucci, classe 1961, di Dragoni – un borgo contadino in provincia di Caserta – considera la fotografia (per lui rigorosamente in bianco e nero) uno strumento per indagare la realtà e risalire all’origine delle forme guardando oltre l’estetica e i loro significati. Nella sua produzione emerge sempre una forte ritualità che non riguarda solo il processo creativo ma anche il modo in cui le figure vengono alla luce attraverso il nero primigenio delle ombre. Le sue sono storie universali: di vita, di morte, di nascita e distruzione rappresentate da elementi primari terreni e concreti. E va sottolineato che, è lui stesso ad affermarlo in una video-intervista trasmessa all’ingresso, “ cerco il sacro in ogni cosa che fotografo “.

Il percorso espositivo –   non a caso denominato “ Riti “, a firma dell’architetto Gianluca Peluffo che si è avvalso della pregnante collaborazione degli studenti del secondo anno del Corso di Laurea magistrale in Arti, patrimoni e mercati dell’Università IULM di Milano – si articola intorno a cinque cicli significativi che l’artista porta avanti dagli anni Ottanta del secolo scorso. Il primo dei quali è l’Impronta che rappresenta un momento di creazione. A seguire il Corpo Latteo, una videoinstallazione progettata ad hoc che presenta immagini inedite. Il visitatore è immerso in uno spazio che ricorda un grembo materno dove il rito si traduce nella ricerca ossessiva e metodica intorno ad un soggetto (in questo caso, delle mozzarelle). E ancora i Crani, simbolo materiale di morte, ma anche punto di partenza per una nuova rinascita (trasparente, in questo caso, la ricerca del sacro). Il ritorno all’equilibrio iniziale sarà reso possibile ad una pietanza ancestrale sinonimo di vita, i Pani, serie storica di foto integrate da scatti inediti.

Rimarchevole il commento sonoro al percorso – letto da Toni Servillo –  da un testo scritto di Antonio Neiwiller, regista teatrale e maestro del Biasiucci.

Dall’intenso rapporto con la natia Dragoni, sono nati – e ci sembra utile sottolinearlo – cicli artistici importanti per approfondire la poetica dell’artista: “ Vapori – 1983; “ Vacche – 1987 “ e “ Impasto – 1991 ”, legati alla vita dei campi, alla lentezza e ai riti propri di quei luoghi.

Mostra: Antonio Biasiucci, Riti

Open Space Università IULM, Milano – via Carlo Bo 7

Fino al 28 luglio

Apertura: lunedì / venerdì: 9 / 19,30

Ingresso libero

 

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