Lo Zooprofilattico era una gran bella realtà “
di Paolo Boni  da Il Giornale di Brescia – Lettera al Direttore – 5 maggio 2017 

 

Paolo Boni, classe 1947, laurea in veterinaria, ha ricoperto numerosi ruoli nell’IZLER: vicedirettore dal 1988 al 1997; direttore generale da gennaio 1998 a settembre 1999. Fra l’altro ha avviato e diretto, per un lungo periodo, il Centro per il Miglioramento Qualitativo del Latte con sede a Brescia.

Sono un veterinario che ha avuto l’onore di lavorare per 40 anni nell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna. Con l’orgoglio, io come la maggior parte dei dipendenti, di appartenere a una delle più prestigiose istituzioni veterinarie non solo d’Italia e d’Europa. Abbiamo contribuito a debellare l’Afta Epizootica, la Peste Suina Classica, la Pleuropolmonite Contagiosa dei bovini, a estirpare dagli allevamenti la Tubercolosi e la Brucellosi, dal territorio la Rabbia, dalle regioni la Malattia Vescicolare Suina e le ricorrenti epidemie di influenza aviaria. Abbiamo studiato e introdotto un servizio di assistenza alle aziende e un sistema di pagamento del latte a qualità che ha portato i nostri allevatori a produrre il miglior latte in Europa. Sono solo alcuni esempi che magari molti neppure ricordano, ma che hanno permesso di poter esportare i nostri formaggi e salumi nel mondo, producendo tutte le documentazioni necessarie ad aziende e autorità sanitarie nazionali ed estere. Abbiamo creato servizi, assistenza alle aziende, garanzie ai consumatori. L’Istituto era realmente il riferimento tecnico scientifico di Ministero, Regioni, veterinari pubblici e privati, dell’intero comparto agroalimentare. E la forza di quella organizzazione si basava su selezione, professionalità, partecipazione. E ovviamente direzione da parte di persone competenti, conoscitrici del settore agroalimentare, della zootecnia, cresciuti nell’Istituto e nella realtà.
Oggi non è più così e dall’esterno, ma non con distacco, debbo dire che non si avverte più questa situazione. Dove è andato a finire quell’ente, quella organizzazione? Perché deve intervenire la Magistratura su fatti che, se provati, sono gravi e che comunque fanno parte di un corredo di conoscenze fin troppo note non solo all’interno dell’ente? I riscontri evidenziati dalla commissione anticorruzione delle due regioni, relativi a fatti non recenti e concomitanti alla corrente direzione, sono gravi e comunque emblematici di una conduzione dell’ente ormai da troppi anni non adeguata, più basata sulla coltivazione delle conoscenze personali che di quelle professionali, sul comandare piuttosto che sul dirigere. Non mi dilungo oltre e, come detto, la Magistratura farà il suo iter nei riguardi dei numerosi filoni di indagine. Ma i tempi saranno prevedibilmente lunghi e comunque non compatibili, così stando le cose, con la sopravvivenza dell’ente, a maggior ragione se incapace di investire, non in muri ma in servizi, quegli avanzi di amministrazione che costituiscono un indicatore di pessima gestione e incapacità di spesa, con il rischio peraltro di uno scontato decurtamento dei finanziamenti pubblici. Ma al di là del personale sentire, della cronaca giudiziaria mi ha colpito la notizia riportata dai giornali sull’ennesimo intervento in Istituto con sopralluogo dei Nas nei laboratori per l’analisi del latte finalizzato a verificare eventuali truffe e gestione clientelare delle analisi.
Io non so quali sono i fatti sui quali sta indagando la Procura. Spero tuttavia che siano riferiti all’annullamento degli esami in caso di valori anomali. Infatti il prelievo del latte con cadenza quindicinale, talora settimanale, prevede che lo scostamento dei dati, in particolare del grasso e delle proteine, non siano superiori a una certa percentuale rispetto al dato precedente. In una settimana infatti, forti variazioni soprattutto di grasso, che tende a separarsi, sarebbero imputabili ad errori di prelievo. A garanzia del caseificio che deve utilizzare e pagare il latte, dell’allevatore che deve percepire il premio di qualità, del sistema generale dei controlli dato che in vigenza del sistema delle quote queste erano rapportate alla percentuale di grasso. Un sistema concordato in sede regionale (di Lombardia e di Emilia Romagna, poi recepito dalle altre regioni) sulla base degli accordi interprofessionali per la determinazione del prezzo del latte alla stalla e il pagamento del latte a qualità. Accordi fatti sulla base della Legge 88/1988 e da quella data operanti. L’accordo, del quale per altro sono testimone come redattore del protocollo tecnico, recita, «valutazione dei risultati: Le analisi i cui valori rilevassero nel latte di un fornitore una differenza, rispetto al valore dell’ultima analisi ritenuta valida inferiore a: ± 0.4 linee per il grasso: ± 0.2 linee per le proteine saranno ritenute valide».
In tutti gli altri casi ivi compreso quello in cui venisse rilevata la presenza di sostanze inibenti, (determinate come da protocollo n° 6) il campione sarà annullato e dovrà essere ripetuta un’ ulteriore campionatura. Ecco, se questo fosse il problema, la Procura potrebbe rapidamente rivolgere tutta la sua attenzione alle indagini sui restanti numerosi filoni sui comportamenti che stanno proiettando una cattiva luce sull’ente. Contribuendo in tempi brevi a chiarire le cause del discredito di questo prestigioso istituto che deve comunque vedere in tempi altrettanto rapidi un intervento della politica e in particolare delle due Regioni responsabili della nomina di questa direzione.

 

Cercasi urgentemente un motivato scatto d’ orgoglio e di appartenenza  in una casa di vetro 

“ Dove è andato a finire quell’ente, quella organizzazione “, si chiede con espressioni accorate il dr Paolo Boni – veterinario che ha partecipato per quarant’anni in prima persona, con tanti colleghi, alle molte battaglie vinte dall’Istituto  contro le malattie del bestiame, per la salvaguardia della salute pubblica e la tutela degli alimenti – nella lettera riportata? Dove è andata a finire, aggiungiamo noi, l’autorevolezza fatta di professionalità e duro lavoro che ha portato l’Istituto ad essere per diversi decenni la punta di diamante della veterinaria italiana, non a caso riconosciuta ad abundantiam anche a livello internazionale? I Centri di eccellenza – sono elencati in un’apposita scheda – sono ancora numerosi e in alcuni casi di assoluto prestigio mondiale, ma fino a quando possono resistere alle onde d’urto che si stanno abbattendo sull’Izler?
A livello di pubblica opinione l’antica autorevolezza è finita a terra, e forse sotto i tacchi. Numerose sono infatti le inchieste in corso da parte di magistratura ed altri soggetti riguardanti sospetti che spaziano dalla mala gestio dei fondi comunitari agli episodi di nepotismo nell’attribuzione degli incarichi alle presunte falsificazioni delle analisi del latte effettuate in quello che si chiamava “ Centro per il Miglioramento qualitativo del latte “ che ha svolto un compito determinante – non è azzardato definirlo storico – per quanto attiene lo sviluppo della filiera lattiero-casearia italiana. E di quel laboratorio il dr Boni, per lunghi anni, è stato il responsabile. Al momento non sono note le determinazioni della magistratura e quindi non si può e non si deve trarre conclusioni purchessia,  ma è altrettanto vero che l’ombra di sospetti tanto gravi in un campo così delicato e che interconnette il mondo agricolo (produzione), l’industria casearia (trasformazione) e il consumatore finale  (aspetti sanitari di tutela della salute pubblica)  costituisce un vero e proprio nodo gordiano che va sciolto al più presto.
Auguriamoci quindi che la magistratura e in generale quanti hanno la responsabilità delle inchieste rendano noti gli esiti delle loro indagini al più presto, senza tergiversazioni e lungaggini. Ne va della credibilità di un comparto zootecnico finora vanto assoluto del made in Italy (in particolare per quanto attiene il formaggio grana).  Ci preme inoltre sottolineare che i vertici dell’Istituto, ad oggi, hanno mantenuto una linea di assoluto silenzio, verrebbe da dire di mutismo. Un atteggiamento di non facile comprensione. E che dire della politica, che a tutto sovraintende?  Che sarebbe bene, una volta per tutte, che staccasse la spina: nel senso di lasciare spazio alle sole competenze e, prima ancora, alla trasparenza e alla correttezza dei comportamenti.

“ Dove è andato a finire quell’ente, quella organizzazione “, si chiede con espressioni accorate il dr Paolo Boni – veterinario che ha partecipato per quarant’anni in prima persona, con tanti colleghi, alle molte battaglie vinte dall’Istituto  contro le malattie del bestiame, per la salvaguardia della salute pubblica e la tutela degli alimenti – nella lettera riportata? Dove è andata a finire, aggiungiamo noi, l’autorevolezza fatta di professionalità e duro lavoro che ha portato l’Istituto ad essere per diversi decenni la punta di diamante della veterinaria italiana, non a caso riconosciuta ad abundantiam anche a livello internazionale? I Centri di eccellenza – sono elencati in un’apposita scheda – sono ancora numerosi e in alcuni casi di assoluto prestigio mondiale, ma fino a quando possono resistere alle onde d’urto che si stanno abbattendo sull’IZSLER? A livello di pubblica opinione l’antica autorevolezza è finita a terra, e forse sotto i tacchi. Numerose sono infatti le inchieste in corso da parte di magistratura ed altri soggetti riguardanti sospetti che spaziano dalla mala gestio dei fondi comunitari agli episodi di nepotismo nell’attribuzione degli incarichi alle presunte falsificazioni delle analisi del latte effettuate in quello che si chiamava “ Centro per il Miglioramento qualitativo del latte “ che ha svolto un compito determinante – non è azzardato definirlo storico – per quanto attiene lo sviluppo della filiera lattiero – casearia italiana. E di quel laboratorio il dr Boni, per lunghi anni, è stato il responsabile. Al momento non sono note le determinazioni della magistratura e quindi non si può e non si deve trarre conclusioni purchessia,  ma è altrettanto vero che l’ombra di sospetti tanto gravi in un campo così delicato e che interconnette il mondo agricolo (produzione), l’industria casearia (trasformazione) e il consumatore finale  (aspetti sanitari di tutela della salute pubblica)  costituisce un vero e proprio nodo gordiano che va sciolto al più presto. Auguriamoci quindi che la magistratura e in generale quanti hanno la responsabilità delle inchieste rendano noti gli esiti delle loro indagini al più presto, senza tergiversazioni e lungaggini. Ne va della credibilità di un comparto zootecnico finora vanto assoluto del made in Italy (in particolare per quanto attiene il formaggio grana).  Ci preme inoltre sottolineare che i vertici dell’Istituto, ad oggi, hanno mantenuto una linea di assoluto silenzio, verrebbe da dire di mutismo. Un atteggiamento di non facile comprensione. E che dire della politica, che a tutto sovraintende?  Che sarebbe bene, una volta per tutte, che staccasse la spina: nel senso di lasciare spazio alle sole competenze e, prima ancora, alla trasparenza e alla correttezza dei comportamenti.

 

Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia “ Bruno Ubertini “ –  IZSLER – Sede centrale Brescia

Fonte: bresciacorriere.it

Scheda  delle Eccellenze:

L’Istituto annovera, tra le sue strutture, unità di rilevanza internazionale, nazionale e regionale.

Per quanto riguarda il livello delle competenze internazionali, all’IZSLER sono stati riconosciuti: 1 Centro di collaborazione FAO (Food and Agriculture of the United Nations) e 6 Laboratori di referenza OIE (Worl Organisation for Animal Health).

Per quanto attiene le competenze nazionali sono attivi 13 Centri di referenza nazionale, impegnati principalmente in attività diagnostiche, di collaborazione con altri enti di ricerca, di supporto diagnostico e di indirizzo normativo agli organi statali.

Livello Internazionale:

Centro di referenza FAO:  Afta epizootica e malattia vescicolare

Responsabile: d.ssa Brocchi Emiliana

Laboratori di Referenza OIE:

  • Malattia vescicolare del suino – Responsabile: d.ssa Brocchi Emiliana
  • Malattia emorragica del coniglio – Responsabile: dr. Cappucci Lorenzo
  • Influenza suina – Responsabile: dr.ssa Foni Emanuela
  • Mixomatosi del coniglio – Responsabile: dr. Lavazza Antonio
  • Afta epizootica – Responsabile: dr.ssa Brocchi Emiliana

Centri di Collaborazione OIE:

Collezione delle risorse biologiche – Responsabile: dr.ssa Boniotti Maria Beatrice

Livello Nazionale:

  • Centro per lo studio e la diagnosi dell’Afta epizootica e delle malattie vescicolari / Centro di Referenza Nazionale – Responsabile: dr.ssa Brocchi Emiliana
  • Centro di referenza nazionale per la Leptospirosi – Responsabile: dr. D’Incau Mario
  • Centro di referenza nazionale per la Clamidiosi – dr. Magnino Simone
  • Centro di referenza nazionale per la Malattia di Aujesky-Pseudorabbia – Responsabile: dr.ssa Moreno Anamaria
  • Centro di referenza nazionale per il Benessere animale – Responsabile:
  • Dr. Bertocchi Luigi
  • Centro di referenza nazionale per la Formazione in sanità pubblica veterinaria –
  • Responsabile: dr. Penocchio Gaetano
  • Centro di referenza nazionale per i Rischi emergenti in sicurezza alimentare – Responsabile: dr. Varisco Giorgio
  • Centro di referenza nazionale per la Tubercolosi da M. bovis – Responsabile: dr.ssa Pacciarini Maria
  • Centro di referenza nazionale per la Tularemia – Responsabile: dr. Fabbi Massimo
  • Centro di referenza nazionale per le Malattie virali dei lagomorfi – Responsabile: dr. Lavazza Antonio
  • Centro di referenza nazionale per la Qualità del latte bovino – Responsabile: dr. Bolzoni Giuseppe
  • Centro di referenza nazionale per la Paratubercolosi – Responsabile: dr.ssa Arrigoni Norma
  • Centro di referenza nazionale per i Metodi alternativi, benessere e cura degli animali da laboratorio (comprende attività relative ai Substrati cellulari) – Responsabile: dr. Lombardi Guerino

 Centri Regionali:

Regione Lombardia:

  • Centro di referenza regionale per la Determinazione rapida degli agenti batterici ad alta diffusione a potenziale impiego terroristico – Responsabile: dr. Fabbi Massimo
  • Centro di riferimento per la promozione e il coordinamento dei metodi alternativi – Responsabile: dr.sa Ferrari Maura

Regione Emilia Romagna:

  • Centro di referenza regionale per la Conferma diagnostica del botulismo – Responsabile: dr. Merialdi Giuseppe
  • Centro di riferimento Enternet per i patogeni enterici – Responsabile: dr. Stefano Pongolini

Fonte. www.izsler.it

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