“PITTORE RARO E IN MOLTE VIRTU’ STUDIOSO ED ECCELLENTE”

Le diverse bizzarrie di Arcimboldo / Giuseppe Arcimboldi

Arcimboldo, L’autunno 1572 – Denver, Denver Art Museum

Occasione ghiotta per gli appassionati di pittura a Roma dove – a Palazzo Barberini, fino all’11 febbraio 2018 – è stata allestita la mostra Arcimboldo, organizzata dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma e da MondoMostre Skira. La mostra è stata curata da Sylvia Ferino Pagden, una delle maggiori studiose di Arcimboldo e già direttore della Pittura al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Per la prima volta è stata data l’occasione, unica per la difficoltà di ottenere i prestiti che giustifica la rarità delle esposizioni dedicate a questo artista, di vedere esposti alcuni grandi capolavori autografi di Giuseppe Arcimboldi, noto a tutti come Arcimboldo.

Autore delle “teste composte” di frutti e di fiori, artista del mistero, che lasciava intendere una verità ma ne suggeriva un’altra possibile, Arcimboldo si formò alla bottega del padre, nell’ambito dei seguaci di Leonardo. Esoterico e alchemico, si considerava poeta e filosofo, ingegnere e inventore. Si può dire sia stato l’artista che ha inventato le “bizzarrie” e le “pitture ridicole”, diventando uno dei pittori più significativi della cultura manierista internazionale.

Riscoperto negli anni Trenta del Novecento, nel contesto dei movimenti del Dadaismo e Surrealismo, Arcimboldo è diventato il più importante precursore dei movimenti artistici contemporanei. È stato un genio del Rinascimento. Di quello del Nord Europa e milanese, non certo di quello classicheggiante e rinascimentale della Roma dell’epoca.

Arcimboldo, L’inverno 1563 – Monaco di Baviera, Kunsthistoriches Museum, Gemaeldegalerie

In mostra i suoi capolavori più noti – dalle Stagioni agli Elementi, dal Bibliotecario al Giurista, da Priapo (Ortolano) al Cuoco – i ritratti, i suoi preziosissimi disegni acquerellati di giostre e fontane, in dialogo con dipinti e le copie arcimboldesche, oltre a una serie di oggetti delle famosissime wunderkammer imperiali, delle botteghe numismatiche e di arti applicate milanesi e non solo, fino a disegni di erbari, frutta, animali, di cui all’epoca si faceva gran studio al fine di incrementare serre, serragli e giardini ma anche e soprattutto la conoscenza scientifica.

Il percorso espositivo:
La mostra, articolata in sei sezioni, si apre con una sala introduttiva che mostra il celeberrimo Autoritratto cartaceo, dove Arcimboldo si presenta come scienziato, filosofo e inventore, nell’ambiente dei letterati e degli umanisti milanesi (Giovanni Paolo Lomazzo, Paolo Morigia, Gregorio Comanini), che furono promotori e diffusori della fama dell’artista.

L’ambiente milanese:
La prima sezione raccoglie una serie di opere religiose di artisti, piú o meno suoi contemporanei, fra i quali alcuni Leonardeschi come Cesare da Sesto, in dialogo oppositivo con le personificazioni delle stagioni Estate, Inverno. Molte anche le opere di arte applicata (cristalli, armature, arazzi e vetrate, queste ultime su disegno di Arcimboldo) a testimoniare una città che in quegli anni era uno dei massimi centri di produzione di oggetti di lusso.

A corte tra Vienna e Praga:
Si prosegue con la sezione delineante il periodo in cui l’artista divenne il ritrattista della corte asburgica: il ritratto dell’Arciduchessa Anna, figlia dell’imperatore Massimiliano II, testimonia la sua abilità nel cogliere le personalità dei soggetti, tramite effetti luministici e accortezze compositive. In mostra anche gli studi per le feste e le manifestazioni di corte da lui ideate. Tra le opere più significative, realizzate durante il periodo viennese, altre personificazioni delle stagioni Primavera, Estate, Autunno, Inverno in dialogo con gli Elementi: Acqua, Aria, Fuoco, Terra, quest’ultima mai vista nelle esposizioni degli ultimi venti anni.

Studi naturalistici e Wunderkammer:
Un capitolo a parte è riservato agli Studi naturalistici e Wunderkammer, nella terza sezione, di cui i sovrani asburgici si fecero promotori, alla ricerca di pezzi da collezione per impreziosire le loro Wunderkammern: molti oggetti, considerati “meraviglie della natura”, come zanne, coralli, oggetti curiosi e alcuni dipinti raffiguranti gli “irsuti” (uomini ipertricotici che venivano portati di corte in corte come divertissement e intrattenimento). Notevole il Ritratto di Antonietta Gonzalez di Lavinia Fontana.

Teste Reversibili:
Si passa poi alle cosiddette Teste reversibili, immagini di nature morte, di raffinata ambiguità visiva, che, ruotate di 180 gradi, assumono una conformazione del tutto diversa (L’Ortolano e Il Cuoco), in rapporto con il nascente genere della Natura morta, che si andava affermando nella Milano di fine Cinquecento – inizio Seicento.

Il bel composto:
La quinta sezione mostra veri e propri paradossi iconici e analizza il metodo del composito in vari contesti culturali: busti che a un primo sguardo appaiono del tutto naturali, ma che in realtà sono costruiti attraverso il sapiente incastro logico di forme diverse, naturali o artificiali.

Pitture ridicole:
E’ la sezione che conclude l’esposizione: Arcimboldo fu un maestro del gioco e dell’ironia, proseguendo la tradizione leonardesca e lombarda della caricatura, come nelle personificazioni dei mestieri. In mostra capolavori come Il Giurista e Il Bibliotecario.
Mostra Arcimboldo: Roma, Galleria Nazionale Palazzo Barberini, via delle Quattro Fontane 13
(fonte)

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