In autunno l’abbassamento delle temperature e la fine dei cicli vegetativi di molte coltivazioni e piante spontanee inducono alcune specie di insetti a smettere di nutrirsi e a cercare riparo nelle abitazioni. Trascorrono così la stagione fredda, allo stadio di adulti, in ambienti protetti, asciutti e/o riscaldati come edifici, magazzini e capannoni. In primavera poi abbandonano questi rifugi per portarsi sulla nuova vegetazione dove si alimentano e si riproducono, continuando così il loro ciclo biologico.

Da anni siamo abituati a vedere in autunno la cimice verde (Nezara viridula) tentare di intrufolarsi nelle nostre case, oramai surclassata per numero di esemplari e territori colonizzati dalla cimice asiatica (Halyomorpha halys).

Spesso questi insetti a partire dall’autunno si ritrovano in numero elevato sia sulle pareti esterne degli edifici, soprattutto se esposte a sud, sia dentro le abitazioni, formando a volte ammassi di centinaia o migliaia di esemplari, in modo particolare in ambienti riparati come verande, sottotetti, ecc.

Non sono pericolosi per le persone, ma arrecano fastidio se presenti in numero elevato ed inoltre emanano un odore particolarmente sgradevole se vengono disturbati o inavvertitamente schiacciati.

La cimice asiatica Halyomorpha halys (Hemiptera: Pentatomidae)

Originaria dell’Estremo Oriente e di recente introduzione in Italia, nell’arco di 3-4 anni ha causato ingenti danni alle coltivazioni frutticole, orticole e cerealicole. Infatti le punture di suzione praticate da adulti e stadi giovanili su organi vegetativi e sui frutti provocano la comparsa di ingiallimenti, arresti di sviluppo, deformazioni e necrosi. In Piemonte i danni maggiori sono segnalati su alcune varietà di pero e sul nashi (pero giapponese), su nettarine e ciliege, diverse varietà di mele e anche su actinidia. In alcune aree corilicole gli attacchi determinano alti livelli di cimiciato nelle nocciole. In campo orticolo i danni interessano soprattutto le coltivazioni di peperone, mentre tra le colture estensive i danni maggiori si registrano su soia e in minor misura su mais di secondo raccolto. Nei comparti sopracitati in alcuni casi le perdite economiche sono state molto elevate, raggiungendo l’80-100% del raccolto.
Non avendo limitatori naturali specifici nel nostro continente, questa cimice si sta diffondendo velocemente in nuove aree, con un progressivo incremento delle popolazioni.

La lotta diretta con insetticidi per la protezione delle colture non risulta agevole, sia per il fatto che non tutte le sostanze attive risultano efficaci sia per la necessità di rispettare gli intervalli di sicurezza dei formulati usati e infine per la elevata mobilità degli adulti e anche degli stadi giovanili di questa specie. Spostandosi velocemente tra ambienti naturali, comprese piante forestali e spontanee, e colture agrarie H. halys riesce a sfuggire in parte agli interventi insetticidi e a ricolonizzare nuovamente le coltivazioni trattate.

Cosa fare?

Considerato che si tratta di un insetto
particolarmente dannoso, oltre che per le colture agrarie, anche per orti e frutteti famigliari, è utile eliminare gli adulti che cercano riparo negli edifici. Ogni femmina che sopravvive all’inverno nell’anno successivo può deporre qualche centinaio di uova, da cui si svilupperanno gli stadi della nuova generazione. A scopo preventivo si devono utilizzare zanzariere o sigillare eventuali fessure che permettono alle cimici l’accesso ad abitazioni, sottotetti, magazzini, ecc.
Cimici e altri “intrusi” possono essere eliminati dai loro ricoveri (cassonetti, parte posteriore di mobili o divani) con attrezzi aspirapolvere. Nel caso si trovassero in edifici non adibiti ad abitazione come magazzini, garage è possibile utilizzare gli insetticidi autorizzati per uso domestico. Per prevenire l’invasione delle abitazioni si possono allestire dei ricoveri artificiali da posizionare all’esterno degli edifici, ad es. su biforcazioni degli alberi da frutto, utilizzando scatole di cartone con stracci oppure coperte, sacchi di juta o cartone ondulato, arrotolati e avvolti in un telo di plastica per protezione dalla pioggia ma lasciando libere le estremità. In pieno inverno si deve poi procedere a distruggere le cimici riparate all’interno di questi rifugi.
In attesa che nuove tecniche di lotta, possibilmente a ridotto impatto ambientale, siano messe a punto nei prossimi anni, ogni contributo per ridurre la presenza delle cimici svernanti può, anche se modesto ma attuato da molti, contribuire al contenimento di questo insetto particolarmente nocivo.
(fonte: Agrion . Agricoltura ricerca innovazione / Regione Piemonte Assessorato Agricoltura Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici)

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