nella foto: cumulo di “aggregati riciclati” ottenuti dalla lavorazione di rifiuti da demolizioni e costruzioni

Sembra una piccola cosa, ma questi rifiuti edili complessivamente assommano a migliaia di tonnellate e, spesso dispersi in maniera disordinata e impropria e non di rado illegale, deturpano l’ambiente e costituiscono un problema per i comuni tenuti a rimuoverli sostenendo costi molto elevati. Se raggruppati e raccolti adeguatamente possono essere avviati al riciclo fornendo i cosiddetti aggregati riciclati utilizzati in sostituzione dei materiale estratti dalle cave.

Da anni, viene sottolineato dall’ANPAR (Associazione Nazionale Aggregati Riciclati), attendevamo una norma che regolasse la raccolta dei rifiuti provenienti dalle piccole demolizioni e ristrutturazioni: diverse migliaia di tonnellate di materiali che potrebbero essere recuperate e che oggi, nella maggioranza dei casi, vanno invece disperse, diventando un costo per i cittadini e per l’ambiente. “La realizzazione di una rete di raccolta delle microdemolizioni presso i magazzini edili è un obiettivo – evidenzia Paolo Barbieri, presidente dell’associazione – che ha visto impegnata la nostra Associazione per molti anni, da ultimo con un tavolo di lavoro che ha coinvolto tutte le associazioni di categoria del settore, col supporto del Centro Materia Rinnovabile, nel confronto con rappresentanti parlamentari, Ministero dell’Ambiente e Ispra”.
L’auspicio degli addetti al settore, per superare le solite lungaggini legislative, è che un prossimo decreto dia attuazione in tempi brevi a questa normativa attesa da tempo. Il tutto sotto l’egida del ministero dell’Ambiente.

Da sottolineare il ruolo di consulenza svolto dal già citato Centro Materia Rinnovabile, un ente importante che riunisce competenze diverse e di alto livello che, per dirla in due parole, persegue la mission di valorizzare al meglio i cosiddetti rifiuti sfruttandone tutte le potenzialità.

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