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L’ammaliante docu-video “Uomo e fiumi: breve storia di un’amicizia finita male (con qualche idea per rimediare)”, di Stefano Fenoglio, del Centro per lo Studio dei Fiumi Alpini (Alpstream), è un sicuro aiuto per superare le rapide e le secche di ambienti affascinanti spesso poco conosciuti e praticati.
I fiumi, infatti, sono veri e propri corpi idrici molto complessi e ricchi di vita e di storia. Un destino comune, nel bene e nel male, ci accomuna e ci accompagna ma, a “tradirli”, il più delle volte, come sempre, siamo noi uomini.

La storia delle civiltà umane, dei Sapiens secondo la locuzione omnicomprensiva che l’ottimo Mario Tozzi ha reso popolare in televisione, è nata sui grandi fiumi: per dire il Tigri e l’Eufrate, il Nilo, il Reno piuttosto che il Danubio o il Fiume Giallo in Asia e tanti altri sparsi nel mondo senza dimenticare, qui da noi, il Po, il padre della grande Pianura padana. Ab immemore ne beviamo le acque (anche tramite le risorgive), ne utilizziamo la forza meccanica per azionare magli e mulini e le turbine che ci restituiscono l’elettricità; innervano le campagne con canali preziosi per l’agricoltura come il sangue che scorre nelle nostre vene e le loro acque ci aiutano a trasportare miriadi di persone e di merci.

Elementi imprescindibili del paesaggio anche culturale e non solo geografico, spesso allietano i giochi e i momenti ludici e sportivi di grandi e piccoli. E, purtroppo – in questi casi la responsabilità è degli uomini che amano marcare i territori con le proprie bandiere – connotano anche confini politici, sociali e religiosi spesso incubatoi di vicende rancorose e non di rado di guerre. I fiumi, considerati nella loro estrema e variegata complessità di corpi idrici espressione di territori anche molto vasti, di forza idraulica a volte brutale, quasi primigenia e come tale generatrice e/o distruttrice a seconda dei casi, ma anche di una complessità biologica ricchissima di interconnessioni fra peculiarità geologiche, vegetazionali e animali, nel docu-video sono analizzati nella loro interezza, sorta di sfera composta da una miriade di spicchi, dall’occhio attento e a 360 gradi del naturalista.

L’autore, Stefano Fenoglio, piemontese, docente all’Università di Torino (Dipartimento di Scienze della vita) e ricercatore presso il Centro per lo Studio dei Fiumi Alpini che ha sede ad Ostana, ai piedi del Monviso da dove nasce il Po, accompagna con sicurezza e pacatezza di linguaggio lo spettatore introducendolo in una miriade di aspetti i più diversi che illustrano la vita, diremmo il “respiro”, del fiume che vive in “amicizia” con l’uomo facendo sempre emergere una passione vera e sincera che colpisce molto favorevolmente lo spettatore.

In conclusione facciamo nostro l’auspicio di Fenoglio: smettere di considerare il fiume come fosse una banale grondaia a cui si è soliti prestare poca attenzione, perchè quando si intasa e si ottura, in quel momento e in quel punto, sono dolori e guai per tutti: tanto per il tetto o la casa che per il territorio alluvionato.

 https://youtu.be/DvwAXiX0Opc

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