E’UN’OCCASIONE DA NON PERDERE PER PUNTARE ALLA QUALITA’ PRODUTTIVA REALE E ALLA SERIETA’ COMMERCIALE VERIFICATA DELLA FILIERA AGRO-ALIMENTARE LOCALE. LA REGIONE, RESPONSABILE DELLA GESTIONE DEL SISTEMA INFORMATIVO, DEVE FARSI CARICO DI UNA SELEZIONE IMPARZIALE, TRASPARENTE E TECNICAMENTE SEVERA DELLE AZIENDE INSERITE

“Mangia Laziale” non è uno sfottò caciarone in momenti di derby capitolino ma l’invito-esortazione-comando, a seconda delle intenzioni e del tono della voce del proponente, ad un ipotetico interlocutore di alimentarsi con cibi e prodotti agro-alimentari laziali. Fuori di celia non si può obiettivamente dare torto all’ignoto promotore, che forse non è propriamente un elegantone quanto a comportamento ma certo, quanto a conoscenza e disponibilità di prodotti di qualità laziali (molti certificati IGP, DOP e PAT, i prodotti agroalimentari tradizionali raccolti dal Ministero dell’agricoltura in un apposito Elenco) ne vanta e ne dispone a iosa. A volo d’uccello ne citiamo alcuni: gli eccellenti oli d’oliva; molti salumi con la porchetta d’Ariccia che vanta più imitazioni di un famoso settimanale enigmistico; il pecorino romano e le caciotte fra i formaggi; ortaggi di tutti i tipi e colori con il carciofo romanesco sul trono per non dire dei vini: dal Frascati nei cui territori anche le fontane danno vino come recita l’antica canzone popolare, all’iconico Est!Est!Est papalino di Montefiascone al suadente Orvieto a tanti altri che è facile incrociare in numerosi borghi belli per definizione e sempre ammantati dal sapore della storia.

E’ sostanzialemnte questo l’humus culturale di fondo che ha spinto in questi ultimi giorni Valerio Novelli (M5s), presidente della Commissione Agricoltura e Ambiente della Regione Lazio, a presentare alla Giunta Zingaretti il progetto di legge “Mangia laziale” – “Sosteniamo le eccellenze locali” per istituire una piattaforma web pubblica gestita direttamente dalla Regione allo scopo di favorire il contatto diretto fra i produttori e il consumatore finale a mezzo di una apposita app. L’iniziativa, a prescindere dalle contingenze attuali legate alla pandemia, a nostro avviso ci sta e potrebbe diventare uno strumento significativo di valorizzazione delle eccellenze vere se la Regione sarà capace, soprattutto esprimendo una volontà politica precisa in questo senso, di inserire nell’elenco aziende e produttori di alto livello qualitativo e provata serietà commerciale. Non c’è bisogno di un marchietto più o meno riuscito o di una campagna promozionale aggressiva e pesante, c’è bisogno – trattandosi di una iniziativa della mano pubblica – che la gestione degli inserimenti sia fatta su basi di assoluta serietà e trasparenza e non tanto al chilo o all’etto o alla bottiglia a seconda delle fattispecie merceologiche considerate.

I prodotti di alta qualità ci sono, le aziende produttrici e trasformatrici altrettanto, si abbia quindi il coraggio di stringere le maglie dei requisiti e di premiare convintamente ed efficaciemente solo chi lo merita per davvero. Diciamoci la verità: di bollini che promuovono qualità solo sulla carta od esibita e prodotti opachi e/o sostanzialmente mediocri o non all’altezza ve ne sono in tutti i luoghi, si faccia quindi tesoro dell’esperienza e si agisca di conseguenza con doverosa e corretta severità: il Lazio tutto e Roma Capitale se lo meritano. E forse lo aspettano. E con loro anche i migliori produttori.

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