Tradizioni da difendere: in Friuli, a Sacile, la celebre Sagra dei Osei ha raggiunto la 743.ma edizione

Qualche volta si sente dire: sono ritornati, purtroppo con riferimento a certi personaggi pubblici, aggiungiamo noi; ma a volte, seppur più di rado, alcuni non se ne sono mai andati, sono sempre stati presenti. Onore quindi ai resilienti, come usa dire oggi. Fuori di metafora, complimenti ai chioccolatori che hanno portato avanti, in questi anni difficili, e continuano a portare avanti, la tradizione – verrebbe da dire vera e propria arte – del chioccolo ossia l’imitazione del canto degli uccelli. Un’arte antica, questa, gentile e in qualche misura poetica ancorchè finalizzata alla caccia degli uccelli oggetto di richiamo, per lo più migratori. Una tecnica di antica e nobile tradizione che, almeno questa è la nostra impressione, in qualche misura tende oggi a prescindere dalle motivazioni più prettamente venatorie (un tempo preponderanti e forse esclusive) per accostare alcun tipologie di uccelli da un lato allo scopo di “capirne”, e di goderne, il linguaggio vocale, dall’altro per cercare di imitarlo il più e il meglio possibile. Facile a dirsi e molto più difficile a farsi; servono tecnica, ovviamente tanta passione e tanta pazienza: per imparare e saper ascoltare. Ascoltare in silenzio per saper poi godere delle note e dei gorgheggi sia delle “ugole alate”, sia di nome che di fatto, che di quelle “umane”.

Chioccolare (reclamo bucal in spagnolo e chilet in francese) , espressione onomatopeica del classico chiò chiò emesso dal merlo, indica l’imitazione del canto degli uccelli ottenuto sia a bocca libera (lo fanno soprattutto i puristi, se così li possiamo definire) che con l’ausilio di richiami a bocca tradizionali (fischietti per lo più circolari di latta). E’ invece proibito, nei concorsi ufficiali, l’utilizzo delle membrane metalliche che vengono appoggiate al palato per facilitare l’emissione dei suoni.

Pratica per lo più diffusa in area mediterranea (la nostra Italia, in Francia e Spagna) il chioccolo – prescindiamo volutamente dagli aspetti venatori – rappresenta una tradizione popolare, ci vien da dire un vero e proprio cult pop della ruralità, che sia pure con molte e crescenti difficoltà ancora oggi si esprime soprattutto nelle Tre Venezie, in Lombardia, Toscana e a macchia di leopardo in qualche altra zona del Centro-Sud della nostra Penisola. Fulcro di questa tradizione è Sacile, importante storica e bella cittadina friulana lambita dal fiume Livenza in provincia di Pordenone, che in fatto di resilienza teme pochi rivali. E proprio a Sacile, ci sembra un dato di fatto che merita una sottolineatura, è attiva una scuola di chioccolo frequentata anche da giovanissimi. Un segno che fa sperare per il mantenimento di una tradizione che è anche, indiscutibilmente, cultura.

La tradizionale Fiera dei Osei di Sacile, emblema di resilienza soprattutto negli ultimi tempi – è nata nel 1274 ed è quindi giunta nel 2017 alla 743.ma edizione, come da tradizione la domenica dopo Ferragosto – continua a rappresentare, sempre e comunque, un appuntamento ineludibile per gli appassionati e gli allevatori professionali di uccelli. Un mondo, questo, composito e poco conosciuto al di fuori degli addetti ai lavori che sottende però anche una realtà economica di un certo rilievo e in ogni caso più importante di quanto possa apparire a prima vista. E proprio a Sacile quest’anno si è tenuto il XX Campionato Europeo di imitazione del canto degli uccelli / Chioccolo – organizzato da AECT (Associazione Europea delle cacce tradizionali, Bruxelles: presidente l’avvocato Giovanni Bana, storico rappresentante dei migratoristi italiani); AICO (Association d’Imitation du Chant des Oiseaux, Francia: presidente Marc Allione); APAVAL, Associaciò de Paranyers (Spagna): presidente Miguel Angel Bayarri Montesinos); ANUU (Associazione dei Migratoristi Italiani (Bergamo): presidente Marco Castellani) e da Pro Sacile: presidente: Franca Busetto – come dire l’equivalente della “Prima della Scala” per i melomani. In questa particolare occasione i “cantori” italiani sono stati bravissimi: Loris Dal Maistro (campione italiano), Mariano Gerlin, Paolo Pasqualetti e Claudio Pin hanno vinto il Trofeo europeo A.E.C.T. battendo alla grande Francia e Spagna. Paolo Pasqualetti e Claudio Pin si sono classificati anche al primo posto rispettivamente nelle categorie “merlo” e “uccelli diversi”. Per l’occasione è stato stampato un libretto che dà conto dei risultati di questo concorso europeo iniziato nel 1998. Senza pretesa di esaustività sunteggiamo i successi conseguiti dagli azzurri in questi vent’anni: Trofeo europeo: 2005, 2013, 2014, 2017. Vincitori di categoria: Giorgio Rizzo: 2005, 2007 – Mariano Gerlin: 2013, 2017; Camillo Prosdocimo: 1998, 2000, 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009, 2010, 2011, 2012, 2013, 2014 – Marco Losa: 1998; Fiorino Losa: 1999, 2000; Loris Dal Maistro: 2000, 2004, 2008, 2009, 2011, 2014, 2015, 2016, 2017; Graziano Manganelli: 2012, 2013, 2014, 2016; Ettore Scabin: 2005, 2012, 2015, Paolo Pasqualetti: 2017; Claudio Pin: 2017. I tre concorrenti più premiati, cioè saliti sul podio: Camillo Prosdocimo (15 podi): Loris Dal Maistro (9); Graziano Manganelli (4).

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