Al Museo del Tessuto, via Puccetti 3, fino al 31 gennaio 2019, in mostra il lato glamour della città dei “Cenciaioli” più bravi e famosi del mondo.

La città di Prato è conosciuta per la pluricentenaria tradizione dei suoi “cenciaioli” che ancora oggi svolgono un ruolo molto importante nel recupero degli abiti e dei tessuti dismessi, sorta di università del fare all’ombra dell’economia circolare ante litteram. Ma per l’occasione – dallo scorso mese di maggio e fino a tutto gennaio 2019 – a dimostrazione di una tradizione nel settore tessile di prima grandezza, ha deciso di indossare i broccati, i damaschi e altre preziosità tessili per farsi bella o, per dirla con il linguaggio d’oggi, per rinfrescare la sua immagine a volte, per il vero, troppo polverosa.

La “Sala dei Tessuti Antichi” è stata così animata da una mostra che valorizza la ricchissima collezione di tessuti rinascimentali del Museo. Il percorso illustra l’evoluzione delle produzioni tessili di lusso tra Quattro e Cinquecento, con oltre 120 esemplari, molti dei quali mai esposti prima al pubblico e restaurati appositamente per l’occasione dal Laboratorio di Restauro interno al museo, “La Tela di Penelope”.
Il viaggio tra i tessuti è accompagnato dalla riproduzione in grande scala di sei grandi personaggi della vita di corte rinascimentale italiana del periodo, tra cui Bianca Maria Sforza, Elisabetta Gonzaga, Sigismondo Malatesta, Cosimo Primo de’ Medici. Le immagini selezionate illustrano – attraverso i ritratti realizzati da pittori straordinari come Domenico Ghirlandaio, Piero della Francesca, Raffaello, Tiziano, Alessandro Allori – le fogge sartoriali in voga allora ed offrono puntuali riscontri ai tessuti in mostra, dando immediata evidenza dell’uso che di quei tessuti così preziosi e costosi veniva fatto a corte.

L’arte della seta, nel Quattrocento e nel Cinquecento, raggiunge in Italia vertici altissimi di qualità tecnica e d’invenzione. Città mercantili, con attività commerciali internazionali rodate già dal periodo medievale, quali Venezia, Milano, Firenze, Lucca, Genova, concentrano la loro economia intorno alla produzione di stoffe di seta come velluti, lampassi, damaschi arricchiti da effetti preziosi in filato metallico d’oro e d’argento. La lavorazione di tessuti operati di pregio richiedeva, oltre alla specializzazione in ogni parte del processo, la disponibilità di capitali da investire nelle materie prime – seta, metalli preziosi, sostanze tintorie – e la capacità di commercializzare il prodotto nei mercati del lusso di tutta Europa.
Tra i tessili di maggiore eccellenza si distingue il velluto, per la cui realizzazione occorreva un ingente quantitativo di seta (cinque volte di più di un tessuto semplice) oltre all’impiego di filati metallici preziosi. Tra i velluti più costosi sicuramente spiccano quelli con due o tre altezze di pelo, quelli con tintura in kermes e grana, quelli con trame lanciate e broccate in oro, tutti prodotti normati da una severa legislazione che ne stabiliva la densità dei fili, l’altezza della pezza e l’impiego di determinate sostanze tintorie.
Una vera preziosità è rappresentata dal velluto Medici, un particolare tessuto araldico realizzato appositamente a Firenze per la nobile famiglia, che presenta un motivo a rosetta con al centro le celebri sette (ante XVI sec.) “palle” medicee rosse su fondo oro.
Un altro “cammeo” delle collezioni del Museo è rappresentato dalla “scarsella”, raro esemplare di borsa indossata dagli uomini del tempo attraverso una cintura in vita. Quella del Museo apparteneva probabilmente all’Arte del Cambio di Firenze, la corporazione che soprintendeva al cambio delle valute. Molto particolari i tessuti “a maglia moresca”, che trovano corrispondenza nello stile dell’arte islamica espresso negli stucchi delle architetture e nell’ornato dei metalli. Il caso più conosciuto e prezioso dell’arte tessile è lo splendido velluto dell’abito di Eleonora di Toledo dipinto dal Bronzino (1545).

Un aspetto interessante che illustra la mostra è la contaminazione dei disegni tra le diverse manifatture, anche con quelle straniere. Tra le principali è rappresentata quella di Bursa, in Turchia, che dai primi del Quattrocento inizia ad essere conosciuta e apprezzata anche in Europa attraverso la produzione di ricchi velluti.
Numerose e curiose anche le testimonianze dei “tessuti per la casa” del periodo: tovaglie, copricuscini – tra i quali uno di manifattura del Marocco -, manufatti a fibra mista in lino, cotone e lana, tipologia probabilmente impiegati nella funzione di coperte di rivestimento, biancherie di pregio in lino ricamato in seta, tra i quali i “fazzoletti da mano”, accessorio indispensabile nella moda del XVI secolo.

Incontri di approfondimento: DEL DOMAN NON C’E’ CERTEZZA

Tre incontri su Amore, Cultura e Moda nelle corti del Rinascimento

1 – LA GRANDE FIAMMA. L’amore al tempo delle corti

Le grandi corti italiane del Rinascimento rappresentano il luogo più significativo del passaggio culturale dal Medioevo al futuro della modernità: in essa elementi filosofici come il neo-platonismo si legano alla costruzione di rapporti tra i sessi che saranno il ponte tra il paradigma dell’amor cortese e l’amore carnale. Esempio significativo di questa ambivalenza sarà la relazione tra Pietro Bembo e Lucrezia Borgia alla corte di Ferrara di cui si leggeranno i passi più significativi.
Giovedì 25 ottobre ore 21.00

2 – PADRONE DEL LORO DESTINO. Le donne e il mondo delle corti rinascimentali

La figura femminile acquista nel mondo delle corti rinascimentali un’importanza straordinaria sia sotto il profilo culturale e politico che di quello delle relazioni sentimentali e sessuali. Personaggi come Lucrezia Borgia o Isabella Gonzaga (la sua più acerrima nemica) o Caterina Cornaro regina di Cipro acquistano un’importanza geo-politica che travalica di molto le loro leggendarie doti amatorie. Isabella Gonzaga soprattutto spicca tra di esse.
Giovedì 22 novembre ore 21.00

3 – DALL’AMOR CORTESE ALL’AMORE-PASSIONE

Se le relazioni tra i sessi all’epoca del massimo fulgore delle corti erano state improntate al neo-platonismo dell’amore cortese (con ampie concessioni all’amore carnale), il passaggio all’amore come passione avverrà nel Seicento con l’esplosione del fenomeno delle Lettere di una monaca portoghese. Dopo di esse, grazie allo strepitoso successo della Nuova Eloisa di Jean-Jacques Rousseau, l’amore conoscerà il trionfo sia dell’amore-passione in cui vengono privilegiati i sentimenti liberi dalle convenzioni morali che dell’amore-vanità in cui moda e condotta sociale avranno lo spazio maggiore.
Giovedì 24 gennaio 2019 ore 21.00

Ingressi liberi fino ad esaurimento posti

Per info e prenotazioni: 0574611503 – info@museodeltessuto.it

(Fonte)

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