Dichiarato a base solo di uva, luppolo e lievito è una innovazione tanto di prodotto che di processo. Avrà successo? Ai consumatori la risposta.

Fino a non molti anni fa mamme e nonne, nelle usuali raccomandazione del sabato sera erano solite raccomandare ai propri ragazzi di “non mescolare insieme birra e vino”. Nel solco della tradizionale cultura enoica italica, bere o l’uno o l’altra. Raccomandazioni sbagliate? Eccessive? Di certo non in sintonia con il nostro tempo. Si dà infatti il caso che in Cile una grossissima Compagnia, la Chilean Grape Group (che a sua volta fa capo al Gruppo Yarur, una delle Mayor del Paese andino, abbia prodotto – con tanto di brevetto – una nuova bevanda alcolica denominata “Winebeer”. Come fa intendere chiaramente la denominazione un mix (poco alcolico: 8,5 gradi, per 127 calorie per bottiglia) proprio di vino spumantizzato e birra. Si tratta – dobbiamo le informazioni a una nota a firma di Federica Baracco, esperta di beverage – di un vera e propria innovazione di processo, l’unione di birra e vino spumantizzato, ottenuta con metodo coperto da brevetto utilizzando, in base a quanto dichiarato dalla ditta produttrice, “uva, luppolo e lievito combinando i processi di spumantizzazione e di produzione della birra per creare non solo una bevanda unica ma una nuova categoria di bevande”. Non è certo una notizia da poco. Sarà quindi importante registrare il riscontro della commercializzazione che, in Italia, si avvarrà di un player importante come il Gruppo Biscaldi. La Biscaldi solletica la curiosità del consumatore sottolineando che le “bollicine del Winebeer sono rinfrescanti come un vino spumante ed il sapore gradevole e leggermente amaro di una buona birra artigianale indugia sul finale, creando un perfetto equilibrio

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