“L’Amaro Bepi Tosolini” prende corpo sulle Alpi Friulane, si caratterizza grazie all’Assenzio marino (detto Santonego) che cresce nella laguna di Grado dove alla fine invecchia. E’ la metafora di un territorio variegato e complesso, ricco di sfumature umane e politiche e di tanta storia e cultura

Siamo un Paese di santi, di navigatori, di poeti (e a dire il vero non mancano tanti altri personaggi non sempre commendevoli) ma, anche – nell’accezione erboristica o amaricante del termine, se così si può dire – di “Amari”. Amari da fine pasto: per digerire bene o semplicemente meglio e/o da degustare centellinandoli. E oggi, tornati di gran moda, trovano largo spazio anche nel bere miscelato.
Per la storia, all’inizio fu la grande antichissima cultura e tradizione dei monasteri, dei monaci e dei frati; in tempi più moderni, uno stuolo di speziali – i progenitori degli attuali farmacisti che molte volte manco sanno da dove discenda la loro nobilissima professione, autentici artisti di mortai, alambicchi e storte in rame o in vetro – si è cimentata in questa arte fascinosa, un poco arcana ed anche arcaica, facendo sì che siano ben poche le località che non si fregino dell’Amaro rappresentativo del genius loci e/o del santo di turno. Al giorno d’oggi aziende artigiane tecnologicamente evolute e industrie produttivamente avvedute propongono una miriade di amari e bitter (secondo l’accezione più ampia della terminologia di settore) di notevole qualità media e non di rado anche alta. A volte di vertice a conferma della cultura e della tradizione tutta italiana del digestivo.

In questi ultimi tempi su diversi canali televisi anche nazionali sta passando, come si dice in gergo, la pubblicità dell’ “Amaro Tosolini”: un prodotto di indiscutibile qualità, ben conosciuto e posizionato sul mercato. Storica – è attiva dal 1918 – la casa poduttrice, la friulana Distilleria Bepi Tosolini di Povoletto, piccolo centro nei pressi di Udine, una firma nel campo della grappa di qualità. Come da copione, la ricetta dell’Amaro è segreta, ma a chi lo beve tutto sommato interessa poco e in ogni caso un pizzico di mistero fa atmosfera, anche attorno al fogolar.
Le poche parole distillate e fatte trapelare goccia a goccia da Casa Tosolini specificano che la ricetta originale consta di 15 varietà di erbe mediterranee macerate con acquavite d’uva in tini di frassino e distillate in alambicchi botanici. Fra le erbe principali della ricetta sono citate la Salicornia, il Limonio, il Finocchio marino e soprattutto l’Assenzio marino, ovvero il prezioso e peculiare “Santonego” friulano che impreziosce e connota in particolare la laguna di Grado, tradizionalmente raccolto a mano nei “Tapi” (le barene, gli isolotti di limi e fanghi costituenti il paesaggio lagunare) così definiti nel dialetto antico di questa famosa località balnere. Del resto, il Santonego – più propriamente Artemisia, piantina perenne aromatica con spiccate proprietà amaro-toniche che fiorisce tra agosto e settembre – è ancora oggi utilizzato da diversi produttori che ne traggono l’omonimo liquore. Non ci sembra un caso che un’altra gloria di Grado, il grande poeta dialettale Biagio Marin, abbia nel lontano 1912 titolato la sua prima raccolta di poesie proprio “Fiuri de topo”, fiori di Topo (cioè i fiori che crescono sui topi, le barene, secondo la definizione del locale dialetto) irrorati dalle acque salse. E i suoi versi sono veramente fiori, belli e ammalianti come sanno esserlo per l’appunto i fiori.

Tornando all’Amaro Tosolini, a chi scrive preme evidenziare – a prescindere dalle qualità intrinseche del prodotto che, già contraddistinto dalle note dell’ambiente “salato” in cui vive il Santonego viene anche affinato e invecchiato respirando l’aria marina dell’Adriatico – che questo Amaro rappresenta, fisicamente, un vero e proprio connubio fra mare e monti del resto anche geograficamente visibili nell’imponenza delle Alpi Friulane che occhieggiano dall’alto questo squarcio di mare. E’, questo, un merito, ci sembra, non da poco, per così dire una sorta di arcobaleno ideale che unisce le Alpi dure e aspre e quindi lo spirito dei montanari carnici a quello dei pescatori/mitilicoltori lagunari.

In una Regione- qual è il Friuli Venezia Giulia che è tale solo amministrativamente e come espressione geopolitica e ben poco sotto il profilo territoriale e popolare dovendo, e volendo i suoi abitanti, fare i conti con una storia complessa e quanto mai variegata e per di più compressa in un territorio oggettivamente non esteso – caratterizzata ma anche frammentata da ambienti naturali non di rado straordinari, un pur semplice “Amaro” che congiunge idealmente – ma non solo: in certa qual misura anche fisicamente – mare e montagna è un piccolo esempio di collaborazione e sinergia che va ben oltre il pur bellissimo, quanto effimero, spettacolo dell’arcobaleno.

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