I cuori degli uomini accendono piccoli fuochi che scaldano le viti nel freddo delle gelate notturne

Brunello Cucinelli spa, sede a Solomeo di Corciano nell’Umbria sempre bella ancorchè ferita dal terremoto, non è solo un luogo di culto del “lusso absolute” che si esprime soprattutto con linee di prèt-à porter casual chic che appagano una clientela molto ampia cosmopolita sia giovane che, diciamo, giovanile, ma è anche una “fabbrica di sogni”. Spesso realizzati nel rispetto delle persone e dell’ambiente. “Crescita garbata – un’espressione molto fine che si rifà al buon garbo antico di cui molti hanno purtroppo perso non solo la presenza ma anche il ricordo – e profittabilità sana” sono due cardini della filosofia aziendale che il patron Brunello Cucinelli ha cucito addosso alla sua impresa, uno dei simboli del made in Italy.

Una visione controcorrente, affascinante di suo e comunicata con disarmante chiarezza e semplicità da questo imprenditore che sta riscuotendo successi, anche economici, che dovrebbero far riflettere chi ha del mondo del lavoro una visione solo muscolare o di darwiniana selezione delle specie. “Sogno una forma di capitalismo contemporaneo – sono parole di Cucinelli – dove il profitto dell’azienda debba essere conseguito nel rispetto della dignità morale ed economica dell’essere umano. Da qui l’idea di sentirci custodi del creato”. Affabulazione, utopia, grande consapevolezza, temerarietà? Forse un miscuglio di tutti questi e altri elementi ancora. Ma è chiaro e lampante come la luna piena in una tepida notte estiva che dichiararsi “custodi del creato” implica una scelta valoriale di grande spessore. Anche controcorrente, dichiarata com’è in rete, e quindi urbi et orbi.

La tradizione umbra ci ha lasciato memorie e riti secolari, ma anche uno speciale rapporto con la terra. L’immagine che ritrae la custodia delle vigne di Solomeo, l’accensione dei fuochi per scaldare la terra durante i tardivi freddi dell’aprile 2017, esprime un momento dell’amore che portiamo verso natura, volto a scavalcare difficoltà e calamità grazie ad un sentimento di fierezza e di compassione. Quell’armonico intreccio di campi coltivati, di case, colline, pascoli e borghi costituiscono lo spartito del nostro canto perpetuo alla natura, sono il frutto della passione e della cura per la vita, intesa come unione di tutto il creato e come nobile patto che attraversa le generazioni”.

Sottoscriviamo convintamente.

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