Il paesaggio è stato il focus della mostra in quanto il Castello di Padernello non sarebbe tale senza il suo paesaggio, senza il suo borgo. La Fondazione Castello di Padernello infatti ha, come oggetto sociale, la riqualifica non solo del Castello ma anche del suo territorio. Territorio sul quale dal 2010, grazie a un vincolo paesaggistico, non è più possibile costruire nel raggio di 3 km. Paesaggio e Castello sono quindi in reciproca relazione: si tengono e si danno luce vicendevolmente.

Ettore Donini è un artista della bassa bresciana, meglio “un gentil signore di campagna” come amava definirsi. Pittore post impressionista di paesaggi, fiori, nature morte, ritratti; ma anche imbianchino, decoratore, affreschista e restauratore. E’ nato nel 1917, terzo di otto figli.

Dopo qualche lavoro non soddisfacente in una ditta di decorazioni a Brescia, intorno al 1915 Donini entra in contatto con Giuseppe Trainini e il nipote Vittorio Trainini, entrambi affreschisti bresciani di chiara fama. Da quel periodo nasce il Donini pittore attirato dalla maestria della natura.

Quelli successivi sono anni difficili per tutti. Da lì a poco l’Italia entra in guerra e a causa della partenza dei fratelli per il fronte, Donini è costretto ad aiutare il padre nel mulino. Nei momenti di riposo, tuttavia, continua a dedicarsi alla pittura. Finisce così la prima delle “tre fette di torta” in cui l’artista è solito dividere la sua vita.
La seconda “fetta” della sua esistenza vede al centro il suo trentennale soggiorno parigino.

Dopo la prima guerra mondiale, trentenne, attratto da Parigi si trasferisce in Francia, dove, per sbarcare il lunario, trova un impiego da imbianchino, lavoro che lascia ben presto per dedicarsi alle decorazioni. Parigi è un mondo sconosciuto per il “gentile signore di campagna”: al Jeu de Paume e al Louvre ammira e ama gli impressionisti; le sue fonti di ispirazione sono Renoir, Pisarro, Van Gogh, Courbet, Corot. E qui scopre anche il suo pittore più amato, Cézanne.

E’ attirato dalla pittura en plein air lungo la Senna e dalla natura, la sua grande maestra. “Felice è colui che può interpretarla. Io ci provo. Ci riuscirò? Non ho la capacità di creare del nuovo ma mi limito a prendere esempio da quello che mi circonda sperando di comprenderlo.”

A Parigi si sposa e ha un figlio.

La terza fetta della “torta” della sua vita inizia col rientro in Italia: nel 1977 infatti ritorna a Brescia dove, a sessant’anni, continua nella sua opera di pittore senza trascurare il restauro in varie chiese. Negli anni Ottanta – “gli anni felici” come li definisce più volte sul retro delle tele – si dedica prevalentemente alla pittura da cavalletto, senza tuttavia dimenticare l’antico amore per il restauro. Negli ultimi anni continua a dipingere con una assiduità che sorprende, segno di una passione ancora viva. Si spegne a Brescia il 25 gennaio 2010.
Il catalogo riporta contributi dei critici Gian Mario Andrico, che è anche curatore della mostra, e Maurizio Bernardelli Curuz.
Castello di Padernello, località Padernello, Comune di Borgo San Giacomo, Brescia.
info@castellodipadernello.it

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