L’IMPERATORE AKIHITO HA ANNUNCIATO L’INTENZIONE DI ABDICARE E LA GENETICA HA REGALATO L’AGOGNATO CRISANTEMO BLU

Ancora oggi il fiore del crisantemo costituisce uno dei simboli più importanti del Giappone: rappresenta infatti il blasone dell’imperatore, retaggio di un’ininterrotta dinastia che la tradizione vuole costituita da Jimmu nel 660 a.C. che ha nell’attuale imperatore Akihito il 125mo discendente diretto del fondatore. L’imperatore Akihito, l’ultimo sovrano rimasto sul pianeta a potersi fregiare di questo titolo, è asceso al Trono del Crisantemo nel 1989 primo sovrano nipponico ad essere salito al trono da essere umano e non da dio, fra non molto cederà il ruolo costituzionalmente riconosciuto di “simbolo dello stato e dell’unità del suo popolo” al figlio primogenito e principe ereditario Naruhito, oggi cinquantaseienne. La massima onorificenza imperiale è di pertinenza del “Supremo Ordine del Crisantemo”.

Date le premesse, non stupisce che un Haiku (piccolo componimento poetico tradizionale) della poetessa Hjsaio Sugita (1890-1946) – niente di più che un esempio – affermi, per così dire telegraficamente convinta: “Profumo di crisantemo. / Arriva una piccola folla. / E’ un giorno felice.”. Una distanza siderale, stante la diversa impostazione culturale e di sentire collettivo, traspare chiaramente dai versi – anche questo è solo un esempio e niente di più – del nostro poeta e scrittore Marino Moretti (1885-1979): “Nei giardini taciti e negli orti / nascon, quasi piangendo / i fiori estremi / dall’odore amarognolo: i crisantemi, / i crisantemi per i nostri morti”. .

Edgar Degas: Dama con crisantemi

Una distanza siderale in quanto, da noi in Italia, il crisantemo è da sempre considerato il fiore dei morti perchè fiorisce in prossimità della ricorrenza novembrina del ricordo dei defunti. In molti altri Paesi le cose stanno ben diversamente come, ad esempio, in Inghilterra dove si è soliti regalarlo per celebrare le nascite o negli Usa dove occupa il posto di fiore tradizionale delle feste familiari. In Europa, il crisantemo, è stato importato originariamente dalla Cina in Olanda nel Seicento ed anche allora era considerato simbolo di gioia e vitalità. Il nome originario significa “margherita dai 16 petali”.

Fiore che ricorda, con i suoi numerosi petali, i raggi del sole, nei Paesi orientali è simbolo di vita e felicità e, in particolare in Cina e Corea, è il fiore per antonomasia delle spose. Il Giappone gli ha addirittura dedicato un giorno, una ricorrenza molto importante: “il 9° giorno del nono mese dell’anno” in cui vengono tradizionalmente aperti i cancelli dei giardini della reggia imperiale. I fiori con i petali bianchi sono simbolo della verità, quelli rossi dell’amore e della passione.

Giunti a questo punto, date le premesse non stupisce più di tanto che i ricercatori nipponici, anche loro cultori dei particolari più perfetti, si siano entusiasmati alla conferma della prima sbocciatura del mitico “crisantemo blu”. Dopo ben 13 anni di tentativi nel 2017 è stato infatti “realizzato” dal prof. Naonobu Noda e dal suo team del Centro di ricerca di Tsukuba – riconosciuto luminare della genetica applicata – un crisantemo “di un blu puro e intenso”. Il prof. Noda lo ha ottenuto inserendo nel patrimonio genetico del crisantemo due geni: il primo tratto dalla Campanula di Canterbury, il secondo dal Pisello blu; di qui l’ottenimento di quello che è stato definito, con molta enfasi, “il blu perfetto”. Già nel 2013 lo stesso Noda aveva ottenuto un crisantemo dalla tonalità viola per mezzo dell’utilizzo del gene della Campanula. Passo successivo della ricerca ancora in corso è quello di produrre crisantemi blu incapaci di riprodursi e diffondersi naturalmente, all’ovvio scopo di sfruttare commercialmente la scoperta. Il metodo che ha portato al “crisantemo blu”, secondo le aspettative molto pragmatiche dell’equipe del prof. Noda, dovrebbe consentire, in tempi relativamente brevi, la messa in produzione di altri fiori con ben determinate e ricercate caratteristiche commerciali. Con relativi lauti ritorni economici.

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