OH TU CHE LEGGI, RICORDA

Parlano i morti. Non è spento il cuore né chiusi gli occhi a chi morì (Giovanni Pascoli)

E’ di tutti la consapevolezza, anche se spesso non abbiamo il coraggio di ammetterlo o dirlo, che la morte rappresenta l’essenza più vera della vita. In una società che tende da un lato a nasconderla, quasi a mimetizzarla fra gli accadimenti “brutti” o malevoli, dall’altro a spettacolizzarla per i fini più diversi compresi quelli terrificanti del terrorismo, la morte – la “livella” di tutto e di tutti come si diceva una volta – va comunque metabolizzata. E’ quanto spinge a fare, e ci sembra utile sottolineare lo sforzo culturale e di approfondimento ontologico che un’opera come questa sottende, il libro “O tu che leggi, ricorda. Epitaffi cimiteriali tra l’Adda e il Brembo” di Matteo Rabaglio e Giosuè Bonetti, appena edito dal Centro Studi Valle Imagna di Sant’Omobono Terme (Bergamo). Una monumentale opera di trascrizione e studio degli epitaffi e delle iscrizioni funerarie raccolte nei cimiteri di Valle Brembana, Valle Imagna, Valle San Martino e Isola Bergamasca. Le 3288 lapidi sepolcrali raccolte e custodite in 156 cimiteri tra i fiumi Adda e Brembo parlano un linguaggio articolato che dice del lutto e della sua cultura, della morte e della vita.

Le parole degli epitaffi – presenti in questo volume che non va letto di fretta ma consultato e per così dire sorseggiato con calma ed auscultato con molta attenzione per percepire i flebili suoni del di qua e dell’aldilà – ci trasmettono, come in un estremo lascito, i comportamenti e i valori che hanno fondato l’identità di un mondo forse perduto ma, come scrive nella prefazione la famosa medievista Chiara Frugoni, “i nostri vecchi nelle lastre cimiteriali parlano di sé, si raccomandano a noi, vogliono che continuiamo a conoscerli e a ricordarli”.

Impariamo a ricordarli: farà bene anche a noi, temporaneamente vivi.
info: www.centrostudivalleimagna.it

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