Fotografato dall’ISPRA il clima 2016 in Italia.

Anche per quanto riguarda l’andamento del tempo meteorologico siamo subissati da una marea di dati che alla fine confondono. I cambiamenti climatici sono un dato di fatto, gli eventi estremi, purtroppo, altrettanto; ci sembra quindi utile fermarci, per così dire a ruminare e a valutare, con un minimo di attenzione e ponderatezza, i dati del 2016 che possono sembrare lontani ma nella realtà sono solo di ieri. E lo facciamo riportando stralci di una pubblicazione ufficiale, asettica e seriosa quanto serve: “Gli indicatori del clima in Italia nel 2016 – Anno XII” a cura dell’ISPRA. Per cercare di capire e di mettere un qualche punto fermo in una situazione, climaticamente, sempre più difficile.

Il XII rapporto del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente “Gli indicatori del clima in Italia” illustra l’andamento del clima nel corso del 2016 e aggiorna la stima delle variazioni climatiche negli ultimi decenni in Italia. Il rapporto si basa in gran parte su dati, statistiche, indici e indicatori climatici derivati dal Sistema nazionale per la raccolta, l’elaborazione e la diffusione di dati Climatologici d’interesse Ambientale (SCIA, www.scia.isprambiente.it), realizzato dall’ISPRA in collaborazione e con i dati degli organismi titolari delle principali reti osservative presenti sul territorio nazionale. Le statistiche e gli indici climatici del 2016 sono derivati complessivamente dalle osservazioni di circa 1.100 stazioni di monitoraggio meteoclimatico.
Il sistema SCIA è stato alimentato nel corso del tempo con i dati e grazie alla collaborazione del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare, dell’Unità di Ricerca per la Climatologia e la Meteorologia applicate all’Agricoltura (CREA-CMA), di numerose Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) e dei Servizi Agrometeorologici Regionali della Sicilia, delle Marche, della Puglia, della Basilicata e del Lazio. Dal punto di vista delle attività e dei prodotti di climatologia operativa (sussiste invece un ritardo che) rappresenta una delle criticità connesse alla perdurante assenza di un servizio meteorologico e climatologico nazionale, che includa tra i suoi compiti e obiettivi l’armonizzazione delle reti di monitoraggio e il pieno utilizzo di tutte le sorgenti di dati meteoclimatici a livello nazionale.

Temperatura:

Anche nel 2016, per il terzo anno consecutivo, la temperatura media annua globale ha segnato il nuovo record; sulla terraferma l’anomalia rispetto al valore normale 1961-1990 (periodo di riferimento utilizzato n.d.r.) è stata di +1.31°C. I primi otto mesi dell’anno sono stati tutti i più caldi delle rispettive serie mensili, mentre gli altri 4 si collocano tra i 5 mesi più caldi delle rispettive serie.
In Italia, dopo il record del 2015, il 2016 è stato il sesto anno più caldo dall’inizio delle osservazioni, con un’anomalia media rispetto al triennio 1961-1990 di + 1.35°C.
La stagione invernale è stata quella con anomalia termica più marcata, con un valore medio nazionale di +2.15°C. Tutti i mesi del 2016 sono stati più caldi della norma, ad eccezione di ottobre al Nord. Il mese più caldo rispetto alla norma è stato dicembre al Nord (+2.75°C), febbraio al Centro (+3.02°C) e aprile al Sud e sulle Isole (+2.99°C). Come per gli anni precedenti, anche per il 2016 l’anomalia della temperatura media annuale del 2016 è dovuta leggermente di più alle temperature massime che alle temperature minime.
Precipitazioni:
Nel 2016 non sono mancati eventi di forte intensità, anche prolungati, come quelli che hanno colpito la Liguria e il Piemonte nella terza decade di novembre. Tuttavia, la caratteristica più rilevante del 2016 è stata forse la persistenza di condizioni siccitose, parzialmente alleviate dalle piogge primaverili, che hanno agevolato la gestione delle risorse idriche. La seconda parte del 2016 è stata caratterizzata da periodi prolungati di carenza o addirittura di assenza di piogge su diverse aree del territorio nazionale, che a fine anno hanno riportato le risorse idriche generalmente su livelli molto bassi.
Le precipitazioni cumulate annuali sono state complessivamente inferiori alla media climatologica del 6% circa. Le anomalie rispetto ai valori climatologici normali sono molto differenziate sia dal punto di vista dell’andamento temporale nel corso dell’anno, che dal punto di vista geografico. Un elemento comune praticamente a tutta la penisola è stato il carattere siccitoso del mese di dicembre; anche a gennaio e aprile le precipitazioni sono state sensibilmente inferiori alla norma; viceversa maggio e giugno sono stati più piovosi della norma quasi ovunque. Il settore centro-occidentale del Nord, l’Italia centrale e le Isole maggiori sono le aree con anomalia di precipitazione annuale negativa più marcata.
Il valore più elevato del numero di giorni asciutti, cioè con precipitazione inferiore o uguale a 1 mm, è stato registrato a Capo Bellavista (NU) con 334 giorni; il valore più basso è stato registrato dalla stazione di Passo Brocon (TN, 214 giorni). Per le regioni nord-orientali, la Lombardia, le Marche e diverse aree del Centro, del Sud e delle Isole, tutto il mese di dicembre è stato praticamente asciutto.
Alcuni eventi estremi occorsi soprattutto in Liguria e in Piemonte hanno determinato valori di intensità di precipitazione molto elevati. I massimi sono stati registrati dalla stazione di Fiorino (GE, 236 m s.l.m.) in occasione dell’evento estremo del 22 novembre: 583 mm di precipitazione cumulata giornaliera e 100.8 mm di precipitazione cumulata in un’ora.
Brevi considerazioni suddivise per stagioni:
Inverno:
L’anno 2016 è iniziato in sostanziale continuità climatica con gli ultimi mesi del 2015, sia dal punto di vista termico che pluviometrico: la perdurante siccità e le temperature miti hanno portato ad un forte ritardo dell’inverno, ad una netta riduzione del manto nevoso e a problemi di gestione degli impianti sciistici delle località alpine. Le anomalie termiche sono state superiori a +1.5°C su tutte le regioni e i deficit pluviometrici hanno sfiorato il 100% dei valori attesi nelle regioni nord-occidentali e nella parte meridionale della Sardegna. Con la fine di gennaio le piogge sono riapparse in maniera più consistente a partire dai settori occidentali, mitigando la forte carenza idrica accumulata nel corso dei mesi precedenti in molte regioni. Il mese di febbraio è stato caratterizzato da piogge abbondanti su gran parte delle regioni centro-settentrionali, con picchi di piovosità in Toscana, Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia. La persistenza di piogge intense ha determinato situazioni critiche di molti corsi d’acqua nelle province centro-occidentali dell’Emilia Romagna, con piene fluviali, rotture degli argini ed erosione delle sponde. Nella notte tra il 16 e il 17 febbraio sul Friuli Venezia Giulia sono cadute precipitazioni intense e abbondanti e la neve è caduta anche a bassa quota. Lo strato di neve caduta ha raggiunto 50 cm oltre i 1.000 metri e altezze variabili, ma comunque importanti (20-30 cm) fino a 500 metri. A Trieste la Bora ha soffiato con notevole intensità, con raffiche fino a 122 km/h durante la notte.
Primavera:
Nel mese di marzo hanno prevalso correnti da nord e nord-est che hanno portato le piogge sul versante adriatico, mentre il versante tirrenico, la Sardegna e le regioni nord-occidentali sono state meno esposte alle precipitazioni. (In alcuni casi) le piogge hanno causato un innalzamento anomalo del livello dei fiumi e diversi allagamenti, dovuti anche alla mancata rimozione dall’alveo dei fiumi non solo del materiale vegetale e arboreo, ma anche dei depositi di fango e limo accumulati negli anni. Ad aprile sono tornate temperature elevate per la stagione. Le anomalie di temperatura si sono assestate su valori superiori a +2.0°C su tutte le regioni. Le precipitazioni sono state ovunque inferiori alla media, ad eccezione delle aree alpine a ridosso del confine. Il mese di maggio è stato caratterizzato da una spiccata variabilità. Quasi ovunque le precipitazioni cumulate mensili sono state superiori alla media, determinando, insieme alla neve caduta sull’arco alpino nel corso di febbraio e marzo, la conclusione del periodo di siccità iniziato con l’autunno precedente. Il bilancio pluviometrico al termine del mese è risultato praticamente nella norma e i principali invasi italiani si sono ricaricati raggiungendo volumi di riempimento tra l’80 e il 90%. Un lieve deficit pluviometrico, dell’ordine del 20-30%, si è invece registrato sui totali cumulati da settembre a maggio su Sardegna e Sicilia meridionale. Nel corso del mese di maggio anche le temperature si sono mantenute vicine alla media climatologica.
Estate:
Le condizioni di tempo perturbato dell’ultima parte della primavera hanno caratterizzato anche l’inizio dell’estate. A giugno, le temperature hanno superato di media più di 1.0°C i valori normali su quasi tutte le regioni; anche le precipitazioni sono state superiori alla media quasi ovunque, ad eccezione della Sardegna, delle regioni nord-occidentali, della Puglia e della Calabria. Nelle giornate di cielo sereno sulle Alpi sono state registrate temperature elevate grazie alla forte insolazione. Tra l’8 e il 30 giugno la Lombardia è stata colpita da una serie di ondate di maltempo che hanno interessato in particolare le province di Bergamo e Sondrio, con cumulate totali sull’intero periodo comprese tra 200 e 400 mm a quote superiori a 1.000 m s.l.m.
Il 9 giugno la città di Grosseto è stata interessata da un intenso evento temporalesco che ha scaricato 80 mm in un’ora e 95.8 mm in 24 ore. Nel mese di luglio il persistere di condizioni di bel tempo ha portato all’intensificarsi delle anomalie termiche positive in tutte le regioni, mentre le precipitazioni sono state principalmente concentrate sull’arco alpino, sulle coste adriatiche del centro e della Campania. Sull’arco alpino si sono verificati frequenti temporali: nella sola giornata del 30 luglio nella provincia di Bolzano sono stati osservati 7.500 fulmini. In generale, il 2016 è risultato l’anno con il maggior numero di fulmini registrati sull’arco alpino dell’ultimo decennio; 68.000 nella sola provincia di Bolzano.
Il 13 luglio una singola cella temporalesca ha scaricato su Arezzo 10 mm di pioggia in 15 minuti, di cui 9 in 5 minuti, provocando cadute di alberi e altri danni, anche a causa delle raffiche di vento che hanno superato i 100 km/h. In Abruzzo tra il 15 e il 16 luglio precipitazioni con intensità fino a 90 mm in 12 ore, hanno causato allagamenti sulla costa teramana e a Pescara. Negli stessi giorni anche la Puglia è stata colpita da piogge intense. Ad agosto le piogge sono state in generale piuttosto scarse (praticamente nulle in bassa Toscana e nel Lazio), ad eccezione delle regioni meridionali, dell’arco alpino e di alcune località costiere, interessate da qualche evento convettivo locale intenso. Gli scarti termici si sono mantenuti superiori alla media nelle regioni centro-meridionali e confrontabili con la media climatologica nelle regioni meridionali. Anche in Liguria il mese di agosto è stato caratterizzato da temporali intensi come quello abbattutosi su Genova il 13 agosto, nel corso del quale è stato registrato un calo termico di 13°C. Nonostante il cessato allarme per la siccità e le richieste irrigue ridotte nella fase conclusiva delle principali attività agricole, i fiumi del Nord non hanno mostrato abbondanza di risorse idriche. Dal punto di vista termico l’estate 2016 non ha presentato particolari criticità: è stata calda ma non sono state registrate ondate di calore particolarmente intense o di lunga durata, a differenza di quanto avvenuto nel 2015.
Autunno e dicembre:
A settembre l’Italia si è trovata ai margini delle principali anomalie di circolazione a grande scala, che hanno avuto ampiezza massima sull’Europa settentrionale e sulla Russia. Le precipitazioni sono state confrontabili se non superiori alla media climatologica nelle regioni centro-meridionali, ma nettamente inferiori alle attese nelle regioni settentrionali. In Friuli Venezia Giulia, ad esempio, non si è osservata la graduale diminuzione delle temperature che tipicamente inizia dopo Ferragosto, ma il caldo intenso si è prolungato fino a metà settembre con temperature massime sopra i 30°C.
Gli eventi meteorologici più significativi si sono verificati in Puglia e in Sicilia. Tra il 9 e il 12 settembre le piogge hanno interessato la Puglia, con intensità massime a Bari (66 mm in un’ora, 111 mm in 3 ore, 118 mm in 6 ore, 121 mm in 12 ore e 134 mm in 24 ore) e a Ostuni (BR) (54 mm in un’ora e 80 mm in 2 ore; nel corso dell’evento si sono verificati allagamenti nell’area di Ostuni e di Rosa Marina con danni alle infrastrutture idrauliche, strade e proprietà private. Già il 9 settembre le piogge hanno causato un’ondata di piena del fiume Candelaro che, a S. Severo, ha causato una vittima, travolta in auto sulla strada provinciale 35. Il 25 settembre le piogge hanno interessato la Sicilia, con massima intensità a Siracusa (rilevati 98 mm in 3 ore e 169 mm in 24 ore), causando allagamenti. Ad ottobre frequenti venti da N-NE hanno abbassato le temperature sulle regioni centro-settentrionali. Sulle regioni meridionali, invece, le temperature si sono mantenute mediamente più di 1°C sopra la media. Le precipitazioni sono state vicine alla media tranne che in Sardegna, dove sono perdurate condizioni di siccità.
La circolazione a grande scala è cambiata radicalmente a novembre, quando sull’Europa sud-occidentale, inclusa la nostra penisola, hanno prevalso condizioni perturbate. Nel corso di novembre le temperature sono state mediamente più di 1°C superiori alla media climatologica. La prevalenza di flussi da ovest sud-ovest ha favorito l’occorrenza di eventi meteorologici caratterizzati da vento e pioggia intensi. Tra il 5 e il 7 novembre precipitazioni intense e persistenti hanno interessato la Toscana, in particolare le province di Arezzo, Firenze e Siena, Lucca, Pisa e Pistoia. Negli stessi giorni è piovuto abbondantemente anche nel Friuli Venezia Giulia. Le forti piogge hanno determinato l’ingrossamento dei fiumi, in particolare dell’Isonzo. Il 6 novembre una tromba d’aria ha colpito la provincia di Roma; il vento ha causato la caduta di parti di edifici e di alberi. Si sono avute due vittime.
Il 19 novembre un intenso temporale ha scaricato su Licata (AG), sulla costa occidentale della Sicilia, 40 mm di pioggia in 30 minuti, 80 mm in un’ora, 141 mm in 3 ore, 157 mm in 6 ore e 168 mm in 24 ore. Nello stesso giorno ha cominciato a piovere in Sardegna; nel pomeriggio del 19 sono stati raggiunti massimi di precipitazione cumulata su 12 ore di 252.8 mm presso la stazione di Diga Cedrino (NU). I totali sull’intero evento dal 19 al 21 novembre presso la stessa stazione sono stati di 408.4 mm e molte stazioni hanno rilevato totali pluviometrici superiori a 100 mm. Le cumulate orarie nell’area della Baronia hanno superato 40 mm in un’ora in diverse località. Valori di precipitazione cumulata giornaliera superiori a 250 mm si possono considerare eventi rari anche per la Sardegna orientale.
Nell’ultima decade di novembre le piogge hanno interessato diverse regioni italiane, causando diversi eventi alluvionali, con una configurazione meteorologica caratteristica di eventi analoghi occorsi in passato.
In Liguria l’evento si è sviluppato tra il 22 e il 24 novembre ed è stato caratterizzato da due fasi: nella prima fase le precipitazioni sono state rilevate principalmente al centro della regione, a causa di una convergenza di venti in direzione nord-sud sul Savonese, mentre nella fase successiva, tra il 24 e il 25 novembre, un generale rinforzo dei venti sciroccali su tutta la regione ha comportato un’intensificazione delle precipitazioni su un’area estesa del centro-ponente ligure. Nella prima fase i massimi di intensità pluviometrica sono stati misurati presso la stazione meteorologica di Fiorino (GE)e hanno raggiunto valori di 126.2 mm in un’ora, 269 mm in 3 ore, 332 mm in 6 ore, 428 mm in 12 ore e 583 mm in 24 ore, che rappresenta il valore massimo di precipitazione giornaliera in Italia del 2016. L’innalzamento del livello dei fiumi ha provocato una vittima, travolta dalle acque del fiume Roja. Nella seconda fase dell’evento le intensità pluviometriche più elevate sono state rilevate a Calizzano (SV) con valori di 50 mm in un’ora, 123.8 mm in 3 ore, 178 mm in 6 ore, 269.4 mm in 12 ore e 394.2 mm in 24 ore. Con il persistere delle piogge intense, lungo la Riviera di Ponente sono stati registrati numerosi allagamenti; nel pomeriggio del 24 novembre le cumulate di precipitazione hanno raggiunto i valori massimi sull’Imperiese e sul Savonese, dove sono esondati diversi corsi d’acqua. La situazione è divenuta drammatica soprattutto in montagna, in particolare nella Valle Arroscia attorno a Pieve di Teco, dove si sono verificate numerose frane.
Anche il Piemonte è stato interessato da precipitazioni forti e persistenti tra il 21 e il 25 novembre. Le precipitazioni più intense sono state registrate il 24 sul settore occidentale e al confine con la Liguria nell’alta val Tanaro. Nel corso del 25 le precipitazioni hanno coinvolto il torinese e l’alta provincia di Cuneo; i massimi di precipitazione cumulata nell’evento sono stati registrati a Piaggia (CN), con 620.6 mm. Nel bacino di Stura di Lanzo la stazione di Niquidetto, ubicata nel comune di Viù (TO), ha registrato il quantitativo maggiore di pioggia con 609.6 mm, mentre nell’alto Po il pluviometro di Barge (CN) ha registrato 593.4 mm. Tali valori rappresentano più del 40% della precipitazione media annua. A livello del bacino del Po, chiuso alla confluenza con il Ticino, il contributo medio dell’evento (circa 210 mm), rappresenta il 20% circa della precipitazione totale annua. Le precipitazioni hanno causato il forte innalzamento del livello di molti fiumi. La piena del Tanaro e dei suoi affluenti nella parte alta del bacino è confrontabile con quella dell’alluvione del novembre 1994. A valle, invece, la piena è transitata con valori inferiori a quelli del 1994 ma comunque significativi. La piena del Po ha avuto un colmo molto lungo dovuto sostanzialmente allo sfasamento dei contributi dei suoi tributari. Nel tratto fino a Torino i valori registrati sono simili a quelli osservati in occasione dell’alluvione dell’ottobre 2000. Nonostante i livelli del 2016 siano confrontabili, se non superiori, a quelli dell’alluvione del 1994, i danni in questo caso sono stati più contenuti. La piena del fiume Tanaro è correlata ad esondazioni di molti torrenti secondari che hanno causato l’allagamento della città di Moncalieri, oltre che di vaste aree lungo il corso dei fiumi Stura di Lanzo, Dora Riparia e Bormida. L’alluvione ha causato una vittima il 24 novembre.
Il 24 e il 25 novembre le piogge hanno colpito anche le province di Messina, Agrigento e Palermo. Le intensità pluviometriche massime sono state registrate a Ribera (AG) (76 mm in un’ora, 159 mm in 3 ore, 192 mm in 6 ore) e a Francavilla (ME) (120mm in 3 ore, 192 mm in 6 ore e in 12 ore e 320 mm in 24 ore). Le piogge hanno causato esondazioni di torrenti, allagamenti e frane, una vittima a Letojanni (ME) e un disperso a Sciacca (AG). Negli stessi giorni le piogge sono state molto intense anche in Calabria: il pluviometro di Sant’Agata del Bianco (RC) ha misurato un totale di 419,2 mm in 24 ore e un totale sull’evento di 439,2 mm.
L’anno si è concluso con un mese di dicembre anomalo, caratterizzato da quasi totale assenza di precipitazioni, ad eccezione di alcune aree della Sardegna, della Sicilia orientale, del Piemonte occidentale e della valle d’Aosta. Le condizioni meteorologiche simili a quelle del dicembre 2015, sono state caratterizzate anche da sensibili anomalie termiche al Nord, con valori mensili della temperatura media superiore a più di 2°C sopra la norma.
(fonte ISPRA)

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