da WWF Italia

 

 

Non è propriamente una notizia dell’ultima ora ma la sua importanza è tale che ci sembra utile riportarla a prescindere. E non capita tutti i giorni, purtroppo, di poter dire bene dei big di Internet, perché di questo in buona sostanza si tratta.

Dal 7 marzo di quest’anno è in vigore il Global Coalition to End Wildlife Trafficking Online ossia l’accordo che 21 Mayor dell’ I.T. (la tecnologia informatica avanzata) e del commercio su scala mondiale hanno siglato allo scopo di ridurre, entro il 2020, dell’80% il traffico/commercio di specie protette (sia animali che vegetali) e loro derivati. Traffici assolutamente illegali che negli ultimi anni hanno trovato nella rete un supporto – anche quando non voluto –  di primaria importanza. Questa inedita e importante, soprattutto in prospettiva, coalizione è nata da un progetto comune di Google e WWF International. Lo scopo è  di rendere le piattaforme online non utilizzabili per il commercio di specie minacciate, grazie anche alla collaborazione del servizio TRAFFIC che si occupa di monitorare il commercio di animali e piante protette dalla CITES e dall’associazione internazionale IFAW (International Fund for Animal Welfare). Per dare sviluppo pratico alle enunciazioni di principio, la coalizione si è impegnata “a non indicizzare e a non far comparire pubblicità di siti che commercino in specie protette e a bloccare tutte quelle pagine, anche sui social, che possono essere coinvolte in attività legate al traffico di natura. E’, questa, la prima azione planetaria per tutelare le specie in pericolo di estinzione”. E’, questo, un fatto di assoluta rilevanza in quanto contribuirà in misura sostanziale a  tagliare e/o oscurare reti commerciali e connivenze le più diverse. E su scala globale.

Oggi, sottolinea il WWF, ci vogliono pochi minuti per comprare in rete animali selvatici in via di estinzione o  oggetti e monili d’avorio. Queste vendite sono quasi sempre illegali. “Le persone che acquistano questi prodotti contribuiscono consapevolmente o inconsapevolmente al quarto più grande mercato illegale del mondo, una rete criminale che si stima raggiunga i 20 miliardi di dollari l’anno e i cui protagonisti sono spesso gli stessi che trafficano persone, armi e droga”. Il commercio illegale di specie selvatiche è una delle più grandi minacce per la fauna e del resto i numeri  sono impietosi: ogni anno vengono uccisi più di 20 mila elefanti per il commercio delle zanne e ogni giorno quasi tre rinoceronti vengono uccisi in Sud Africa per impadronirsi del corno. Ogni 5 minuti viene ucciso un pangolino per il commercio illegale delle scaglie. E felini come la tigre sono ormai in grave pericolo di estinzione proprio a causa del bracconaggio spietato.

Se risponde al vero che le piattaforme online hanno dato ulteriore spinta a questo drammatico commercio, il coinvolgimento dei grandi protagonisti del web ha posto le basi  per cercare di invertire la rotta. La coalizione – per iniziativa di WWF,TRAFFIC e IFAW – al momento comprende: Alibaba, Baidu, Baixing, eBay, Etsy, Facebook, Google, Huaxia Collection, Instagram, Kuaishou, Mall for Africa, Microsoft, Pinterest, Qyer, Ruby Lane, Shengshi Collection, Tencent, Wen Wan Tian Xia, Zhongyikupai, Zhuanzhuan and 58 Group.

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