da Flora alpina tascabile… di H.Correvan, Lino Vaccari, 1907. Edizione digitalizzata da Biblioteca Storica Città Metropolitana di Torino
Già la lettura del chilometrico titolo – “Flora alpina tascabile per i touristi delle Alpi e degli Appennini” (seconda edizione italiana della Flore alpine de poche di Henry Correva) modificata ed accresciuta dal prof. Lino Vaccari, Torino, 1907, per i tipi di Carlo Clausen Rinck Succ,, con 193 tavole a colori – suscita un misto di curiosità e apprensione. La seconda, immediatamente attratti dalle belle tavole a colori di un disegnatore purtroppo senza nome, fa presto a dileguarsi mentre la curiosità cresce man mano che procede la lettura. Lettura, scanso equivoci, di un lettore semplicemente curioso, non di un esperto, che ha solo inteso pizzicare e golosamente piluccare qua e là fra i moltissimi “nomi italiani” riportati dall’autore con attenzione e pignoleria sia di nomenclatore che di classificatore. Possiamo dare conto delle nostre piccole curiosità grazie all’edizione online, liberamente fruibile, dell’originale conservato a Palazzo Cisterna, sede della Città Metropolitana di Torino a cui si deve questa iniziativa.
Lino Vaccari – 1873: Crespano del Grappa (TV) /1951: Roma) – è stato un botanico di vaglia. Laurea a 23 anni a Padova in scienze naturali, professore di scienze nei licei, preside ed ispettore scolastico, docente all’Università di Roma e all’Istituto di Studi Superiori di Firenze. Molto importante la direzione, dal 1905 al 1943, del Giardino botanico alpino di Chanousia (Val d’Aosta), nei pressi del Piccolo San Bernardo fondato dal mitico Abbé Pierre Chanoux. Autore di oltre 150 pubblicazioni scientifiche ha scritto anche diversi articoli di divulgazione scientifica e alcuni manuali scolastici. In questi ultimi anni l’Università La Sapienza di Roma ha acquisito un importante fondo fotografico, nella quasi totalità lastre di vetro afferenti il Giardino botanico di Chanousia, utilizzate per lo più a scopo documentario e didattico.
Addentriamoci quindi, zigzagando e qua e là bighellonando un poco più incuriositi, fra “i nomi italiani”. Memori dei classici accostiamo subito il re degli dei Giove con Barba di Giove e Fior di Giove e a fargli da contorno il Fior d’Adone (il bello per antonomasia dell’Olimpo). Non può ovviamente mancare il simbolo stesso della bellezza, Venere, da Ciprea o Ciprigna (isola di Cipro le cui acque le diedero i natali)) con riferimento alla Pantofola di Venere. Che, in versione cristiana, altro non è se non la Pianella della Madonna. Dalla mitologia alle assonanze religiose in senso lato il passo è breve: il Cardo di san Benedetto (protettore dell’Europa); il Sigillo di Salomone; il Fieno Santo e, significativa, l’Erba Trinità. Ora una carrellata sulle essenze vegetali d’interesse erboristico e/o alimurgico: Aglio giallo maggiore; Aglio di monte; Finocchiona; Finocchio d’Alpe; Genepì bianco, nero e vero; Genziana velandrina; Genzianella quattrinella; Melissa sbrandellata; Nardo: celtico, montano fatuo; Spinaccio di montagna; Zafferano italiano, selvatico. Tra i frutti abbiamo il Pero corvino; la Ciliegia alpina cerulea, d’alpe, selvatica; le Fragola candida e d’oro; e ancora la Fragolaccia trifogliuta e l’insolita Fragolina barbuta.
Quattro passi tra le Erbe: baccaja; da calli, sgradevole per definizione; della concordia, purtroppo poco frequentata; fregolina; lupaja; paglina; piuma; ventaglina e vescica. A questo punto sosta dovuta in casa Poa, (dal greco indica erba, foraggio): Poa alpina o fienarola alpina e soprattutto Fienarola vivipara. L’autore spiega perché ‘vivipara’: ‘i fiori trasformati in gemme verdi cadendo a terra riproducono la pianta”. E non manca la varietà lassa (stanca?). Nella composita famiglia delle orchidee, belle ed intriganti per definizione, ci imbattiamo in tre misteriosi “Testicoli”: Testicolo a due foglie, di volpe e fascicolato. Cosi denominati “per le sacche polliniche di grandi dimensioni” (cit. da actaplantarum/etimologia). Elementare Watson! Ma non facciamo aspettare la Lingua di cervo: denominazione da “fronde intere troncate alla base, simili ad una lingua” (indicazione dello stesso Vaccari). Breve svolta a sinistra e accostiamo a dir poco l’insolito, linguisticamente parlando, Pan porcino propriamente detto e il cugino Pan porcino ondeggiato. La sorpresa è molta: il primo altro non è che il comunissimo Ciclamino europeo, il secondo – l’ondeggiato – il napolitano sorta di Igp ante litteram. Sempre in ambito per così dire porcino c’è anche un contraddittorio Giglio porcellino.
Non poche le “referenze” attinenti i rettili, da sempre simbolo di astuzia, di nascondimento ed anche di perfidia: sic et simpliciter Serpolino e Serpolino peloso. E, ancora, Salice serpolino, Renajola serpolina e Veronica serpolina. Ma fra tutti la più vilipesa è la Lucertolina fetente. In questi tempi climaticamente tempestosi che stiamo vivendo non può mancare un augurio di bonaccia che affidiamo al Semprevivo ragnatelloso, un arbusto che “è sempre vivo malgrado l’ambiente di crescita apparentemente privo di nutrienti e soggiacente a lunghi periodi di siccità” (cit. da actaplantarum/etimologia). Ci accompagni l’allegro saluto dei Tamburini.