Lo scorso 4 luglio la decisione di oltre 140 Accademia Scientifiche e Consigli Nazionali delle Ricerche di tutto il mondo
Una bella notizia, purtroppo una delle poche in queste settimane torride e piene di catastrofi e lutti a non finire, viene da Parigi dove, nella splendida Maison des Océans, lo scorso 4 luglio, è ufficialmente nato l’International Science Council, l’Organizzazione Mondiale della Scienza. Una bella ed importante notizia – a cui, per il vero, i media italiani non hanno riservato l’attenzione che merita, occupati come sono a discettare delle mille beghe di chi, a livello politico, fa della semplificazione il suo credo, quando, invece, la realtà è terribilmente complessa – tenuto conto che il nuovo organismo è nato dalla messa in comune del sentire e dei desiderata sia delle scienze naturali che di quelle sociali. Roba da non crederci, o quasi. Artefici di questo matrimonio all’insegna dell’unum sint, l’International Council of Scientific Unions e l’International Social Science Council. E’ questa unione, questo matrimonio che ora attende di essere “consumato” come si conviene e dovrebbe, l’aspetto più importante. Per non dire essenziale, in quanto il nuovo organismo internazionale ” deve essere capace di superare le barriere e i pregiudizi che dividono le molteplici discipline”. Parole del prof. Alberto Martinelli, italiano, presidente di International Social Science Council in un editoriale per la rivista Science.
A capo del nuovo organismo internazionale – dobbiamo le informazioni ad un articolo di Tommaso Tautonico per ASviS – è stato chiamato il matematico sudafricano Daya Reddy che sembra avere le idee chiare, almeno come intenzioni: “Ci siamo posti un obiettivo ambizioso. Essere una voce potente, visibile e credibile per la scienza. Sono fiducioso che le forze combinate delle discipline scientifiche ci permetteranno di raggiungere questo importante obiettivo. Non c’è tempo da perdere. Andiamo a lavorare”. L’I.S.C., nato come unico organismo globale non governativo di rappresentanza delle scienze sia naturali che sociali, al momento si caratterizza proprio per essere frutto di questa storica fusione. L’augurio obbligato è che si riesca a creare una comunità scientifica autentica in grado di riaffermare la buona scienza e di favorire la comunicazione non solo tra i diversi scienziati ma soprattutto tra le diverse discipline. Compito, anche questo, non semplice.
In un momento storico in cui produzione e diffusione di dati e informazioni sono accessibili – a mezzo della rete – a chiunque e in ogni momento, “ma allo stesso tempo questa capacità diffusa di acquisire informazioni rischia di rendere i fruitori di internet esperti di tutto, minando la credibilità degli scienziati”, è pur necessario porre dei limiti e dei paletti che facciano capo alle conoscenze e alle competenze. Per la nuova organizzazione internazionale, che si propone anche lo scopo di facilitare la collaborazione fra le menti più brillanti e “di rafforzare il concetto di scienza intesa come disciplina capace di migliorare la condizione umana” nel suo insieme, come sottolinea il prof. Martinelli,”comunicare i risultati, responsabilizzare gli scienziati, creare relazioni con attori pubblici e privati, salvaguardare la libertà di ricerca, sono tutti obiettivi che è in grado di assicurare.” Per il bene di tutti.