Finalmente il 22 luglio è stato pubblicato il decreto del ministero dell’Ambiente che disciplina la cessazione della qualifica di rifiuto dei pneumatici usati e ne consente l’utilizzo e la trasformazione industriale. Notevoli i benefici per l’ambiente e significative le ricadute economiche

Un vecchio adagio popolare recita che tutto è bene ciò che finisce bene. E’ la logica del tirare a campare o a scamparla. Ed è la logica della tardo e/o lentocrazia normativa e legislativa italica, uno dei grandi mali del nostro Paese. Una riprova, una delle tante, è la pubblicazione (del 22 luglio appena tracorso, sulla Gazzetta Ufficiale) del decreto del ministero dell’Ambiente del cosiddetto End of Waste dei PFU, i Pneumatici Fuori Uso. Per vedere la luce, si fa per dire, in quanto da subito mostra alcune zone di penombra se non di oscurità, si è goduto l’utero di mamma burocrazia per quasi quattro anni. Roba da far impallidire una qualsiasi elefantessa in dolce attesa … Fuori di metafora questo, a prima vista, può sembrare un argomento da ambientalista ipocondriaco o da iperspecialisti, ma non è vero nè il primo nè il secondo caso. E’ semplicemente, da un lato, la soddisfazione che un tema di grande rilevanza ambientale sia stato finalmente indirizzato verso la strada giusta, dall’altro la possibilità per l’industria di poter finalmente utilizzare i PFU in modo e misura molto più adeguate alle esigenze del mercato. Tradotto in soldoni: nuovi impianti di trasformazione, maggior recupero di materie prime secondarie e quindi salvaguardia dell’ambiente e, particolare che non siamo in grado di quantificare in termini economici ma di grandissimo valore civico e sociale, lotta alla criminalità che del commercio illegale dei rifiuti fa un business primario.

Nel 2019 – sono dati di Ecopneus, la Società cooperativa per azioni senza scopo di lucro che per legge si occupa del rintracciamento, della raccolta, del trattamento e del recupero dei PFU – il trend positivo che contraddistingue questa complessa attività è proseguito registrando un aumento della destinazione a riciclo rispetto a quello della produzione di energia: nel 2019 sul totale di 222.543 ton di PFU, 125.894 ton (57%) sono state destinate al recupero di materia riutilizzabile mentre il 43%, pari a 96.649 ton, è stato trasformato in energia termica: (91.916 ton nei cementifici, 4.773 ton per energia elettrica). Il recupero – superato il target di legge del 5% – presso 25.000 gommisti distribuiti in tutta la Penisola, a seguito di specifici e diversi trattamenti industriali si è trasformato in 78.058 ton di granuli di gomma, in 22.404 ton di prodotti diversi a cui vanno aggiunte 24.927 ton di acciaio che costituisce la carcassa dei pneumatici. Il mercato della gomma riciclata, costituito in gran parte da granuli diversi per dimensione e tipologia e da polverini, ha toccato quota 72.100 ton, per destinazione d’uso così suddivisi: manufatti 22%; trader 22%; acustica 7%; asfalti 1%; mescole 8% e sport 32%.

In ambito sportivo la gomma riciclata trova utilizzo crescente nelle superfici in erba sintetica, pavimentazioni per equitazione, pavimentazioni antitrauma e piste di atletica. In edilizia, negli isolanti acustici, antivibranti e impermeabilizzanti. Con l’aggiunta di polverini al bitume, ancora in fase di sperimentazione, sono attesi consistenti miglioramenti delle prestazioni meccaniche e della rumorosità delle strade. Ecopneus nel 2019 ha redistribuito alle aziende della filiera 56,5 milioni e contribuito alla riduzione del fabbisogno di materia prima vergine per 112 milioni.

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