“Mi trovo impaniato com’un tordo … o sciagurato ahimè, che ben fù giunto al dolce canto, come l’ tordo al fischio”. * E’ il cittadino italiano “impaniato” – come dire catturato dalle difficoltà, impedito a muoversi o a scappare come accade al tordo vittima del vischio spalmato sulle panie che gli bloccano le piume – da politici come sempre arroganti e cinici quanto barbari nei toni e senza idee e prospettive che non siano quelle di un batter di ciglia. Al tempo stesso padri e vittime dei Social di cui misurano la temperatura o la frequenza cardiaca in continuo, come si fa con l’ammalato in terapia intensiva. E senza ideali o valori, concetti, ormai, purtroppo, dimenticati. L’imperativo per gli uni è quello di sfasciare tutto per ricreare non si sa o non si capisce che cosa, gli altri si muovono nella nebbia dei ricordi del tempo che fu, ombre di un passato che non riesce a sostanziarsi nel presente. Nel mezzo il tordo, l’italiano “impaniato”, che trema all’idea che arrivino le mani forti della troika che se lo afferrano lo fanno solo per metterlo in gabbia, e nel frattempo “fischia”: ma di dolore e paura sporcandosi le piume sempre di più e così facendo si autocondanna. Come l’Italia, Paese sempre più fermo, ma anche fermato, incattivito come forse mai prima d’ora. E se il tordo – l’italiano impaniato – esausto, preferisse mettere fine alle sue pene sullo schidione dello spiedo . . .? Cosa succederebbe?. Forse la rivoluzione: quella brutta. Violenta.

• Angelo Poliziano (1459 -1494)

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