da: italiafruitnews.it

Sogni ad occhi aperti?:

– Le non poche aziende agricole che operano nella legalità alzino la testa e aiutino lo Stato nella repressione di un sistema mafioso che disonora tutto il Paese

– Anche la Grande Distribuzione ci metta finalmente del suo: prezzi giusti e remunerativi alla produzione e premi per i produttori migliori

– Dal Governo: fatti, non messaggi ad uso mediatico. E lo Stato usi i muscoli con la forza del diritto e della trasparenza democratica

Le autentiche stragi (16 morti in due giorni in altrettanti incidenti stradali che hanno coinvolto braccianti di colore sfruttati oltre il lecito e il possibile) accadute nel Foggiano pochi giorni fa, hanno drammaticamente squarciato il velo sulla realtà del caporalato che in diverse parti del Mezzogiono – Puglia in primis, Campania, Calabria, Sicilia con ramificazioni sempre più invasive anche al Centro, ad esempio Latina) – condiziona pesantemente la produzione soprattutto degli ortaggi, pomodoro in particolare.

Una piaga, quella del caporalato, presente ab immemore e che trova nella mentalità di chi tende atavicamente a farsi i fatti i suoi chiudendo occhi e bocca anche quando dovrebbe urlare e sa sfruttare con abilità da serpente silenzioso quanto velenoso le divisioni fra agricoltori attaccati al mito della individualità e degli interessi della “famiglia”. Sul fronte opposto uno Stato che sostanzialmente Stato non è, che sa ma non interviene – o lo fa poco e male – condizionato da interessi locali spesso inconfessabili ma molto efficaci che sanno oliare gli ingranaggi giusti, stendere qualche velo sulle magagne più grosse o persino impedire che la giustizia e i tutori della legge possano svolgere il compiutamente il loro compito. Tocca a noi cittadini, a noi consumatori che abbiamo nelle mani l’arma più importante, la pistola fumante della scelta negli acquisti fra prodotti che grondano sangue e altri ottenuti nel rispetto delle regole, tocca a noi pretendere che si faccia finalmente ordine e giustizia.

Registriamo quindi con soddisfazione e un pizzico di speranziella che l’importante rivista online di settore ItaliaFruit News sia oggi (10 agosto) uscita in edizione straordinaria titolando “Coop dice no al caporalato e sferza il settore”, una importante intervista di Maicol Mercuriali a Claudio Mazzini, responsabile “prodotti Freschissimi” di Coop Italia. Qualcosa comincia a muoversi anche nel mondo, sia pure il più avvertito, del commercio? Questa intervista potrebbe essere un seppur piccolo segnale di movimento. Un segnale importante.

Di seguito riportiamo in neretto ampi brani di questa intervista che ci sembra metta in evidenza, dall’interno e a livello molto alto di responsabilità e conoscenza, non poche ombre e le molte opacità che contraddistinguono il settore dell’ortofrutta. E, al tempo stesso, un auspicio/invito rivolto alle altre realtà della grande distribuzione (a volte veri e propri colossi che non esitano, colpevolmente e con visione assolutamente miope, a schiacciare il comparto agricolo) a fare fronte comune prima che gli argini della legalità cedano definitivamente.

Domande di Maicol Mercuriali:
Una tragedia e il caporalato torna alla ribalta. Ma senza morti e senza la pressione dell’opinione pubblica la filiera non è capace di reagire?

Risposte di Claudio Mazzini:
Noi presidiamo queste tematiche da molte anni e commercialmente non facciamo aste online al doppio ribasso. Per questo quando leggo che la distribuzione strangola i produttori mi rode, mi rode parecchio perché generalizzare non fa bene: non ci sottraiamo dal problema, noi lo affrontiamo. E’ dal 1998 che monitoriamo i fornitori di prodotto a marchio Coop nel rispetto dello standard SA8000, chiedendo la sottoscrizione e l’applicazione di un codice etico e svolgendo adeguati controlli, con auditor qualificati e indipendenti. Per le filiere ortofrutticole particolarmente a rischio, tra cui quella del pomodoro, Coop ha coinvolto non solo gli 80 fornitori ortofrutticoli di prodotto a marchio Coop (per 7200 aziende agricole), ma tutti gli 832 fornitori nazionali e locali di ortofrutta (per oltre 70mila aziende agricole). A tutti i fornitori Coop chiede una serie di impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori e prevede l’esecuzione di un piano di controlli a cui non si può venir meno, pena in caso di non-adesione l’esclusione dal circuito.

Domanda: E fate dei controlli?

Risposta: Certo. In questo momento, come in tutti gli altri anni, abbiamo sette ispettori che controllano il rispetto del codice etico direttamente nei campi di pomodoro di Puglia e Campania. I controlli arrivano a coinvolgere le singole aziende agricole con un monitoraggio specifico. In caso di non-conformità alle tematiche in oggetto Coop chiede un immediato piano di miglioramento o, in relazione alla gravità, può anche escludere i fornitori o i subfornitori coinvolti. Sono 10 le imprese escluse da Coop negli ultimi anni per il mancato rispetto delle norme etiche. Ma la battaglia non si vince solo coi controlli: è necessario evitare che la moneta cattiva scacci la buona e che la ricerca del prezzo più basso possibile faccia a pugni con i diritti delle persone. Per questo motivo Coop non fa le aste al doppio ribasso, ma promuove relazioni stabili e di lungo periodo coi fornitori.

Domanda: Perché il caporalato attecchisce soprattutto al Sud e in filiere come quella del pomodoro?

Risposta: Questi fenomeni sono tanto più diffusi quanto la filiera produttiva è polverizzata. Pensiamo alle clementine in Calabria o al pomodoro in Campania e Puglia: manca un’aggregazione coordinata e seria, ci sono modelli fermi al secolo scorso. Questa situazione genera condizioni sfavorevoli per chi produce e lascia spazio a chi vuole mettere in campo leve più muscolari in ambito distributivo. E’ necessario dare un segnale e incentivare l’aggregazione.

Domanda: A proposito di segnali, Coop è passata dalla parole ai fatti. Come?

Risposta: Ad esempio il prezzo che assicuriamo a chi produce permette il rispetto della sicurezza e la giusta retribuzione ai lavoratori e alle imprese. L’accordo di filiera Coop garantisce agli agricoltori del Sud per il pomodoro da industria un prezzo superiore di oltre il 10% rispetto al prezzo dell’accordo interprofessionale. Fare agricoltura nel rispetto delle regole e facendo in modo che siano coperti i costi di produzione non solo è possibile, ma è anche sostenibile. Con la campagna Buoni&Giusti Coop lo abbiamo dimostrato. Buoni&Giusti Coop vuole essere un apripista per intervenire concretamente sul lavoro nero e su tutte le forme di illegalità. Vuole dire che noi ci siamo.

Domanda: Voi ci siete e il resto della distribuzione? Anche nel panorama della Gdo si potrebbe parlare di polverizzazione…

Risposta E’ giunto il momento di fare, di dimostrare che altri modelli sono possibili. Non possiamo lasciare che l’operato di pochi getti un’ombra su tutto il settore. Purtroppo è più facile parlare alla pancia che al cervello, ma così non andiamo avanti di un millimetro: proviamo invece ad utilizzare queste occasioni, senza strumentalizzare le tragedie, per dire che vogliamo avere un’economia legale e sostenibile e dimostrando che questo è possibile. I produttori che rispettano le regole non rinunciano a competere o a essere innovativi, così come i distributori non rinunciano alla competitività. Ma tutti devono muoversi in uno scenario che presenti le stesse regole.

Domanda: E in questo contesto che potere ha il consumatore?

Risposta: Enorme. Ogni giorno sceglie, comprando. Se è consapevole e può decidere cosa mettere nel carrello, può decidere di premiare o di far fallire un modello. Ma devi far percepire al consumatore cosa c’è nel prezzo di un articolo e che una cosa è la promozione di un prodotto e un’altra il suo valore. I distributori che utilizzano strumenti commerciali estremi mettendo in vendita prodotti che, per tutti gli altri, sono sottocosto e così condizionano il mercato e disorientano il consumatore.

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