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Un progetto europeo coordinato dall’Università di Brescia propone modelli per il monitoraggio e il risanamento dell’aria preoccupandosi, al contempo, di coinvolgere in forma attiva i cittadini

Secondo i dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) annualmente in Europa si registrano migliaia di morti premature a causa dell’abnorme concentrazione dell’inquinamento atmosferico. Le politiche in vigore a livello di UE per il miglioramento dell’aria non sono infatti sufficienti a ridurre in maniera importante, cioè sostanziale, le concentrazioni di inquinanti rilevate nelle aree più critiche del continente. E’ dunque necessario l’intervento incisivo e determinato delle autorità statali e regionali, in ogni caso locali in senso lato, che affianchino, migliorandoli e ampliandoli, i piani di qualità dell’aria emanati dalle autorità comunitarie.
E’ in questo contesto. obiettivamente grave e complicato, che va inserito il cosiddetto progetto comunitario APRAISAL (www.appraisal-fp7.eu) che ha per l’appunto lo scopo di supportare le autorità locali in senso lato nella progettazione di piani di qualità dell’aria efficienti ed efficaci: individuando le migliori pratiche in uso e proponendo un approccio metodologico integrato.
Gli obiettivi di questo progetto – che è coordinato dalla prof. Marialuisa Volta del DIMI (Dipartimento di Ingegneria Meccanica ed Industriale) dell’Università di Brescia che coinvolge partner italiani, belgi, finlandesi, francesi, greci e portoghesi molto qualificati) – sono essenzialmente cinque: 1) analisi delle metodologie attualmente esistenti per la valutazione integrata delle politiche di qualità dell’aria; 2) definizione di un approccio metodologico per la progettazione di piani di qualità dell’aria; 3) fornitura dei supporti utili all’implementazione delle metodologie di valutazione integrata su scala regionale e locale; 4) valutazione dei risultati scientifici e delle esigenze di ricerca nel futuro; 5) sostegno alle azioni di revisione delle politiche per la qualità dell’aria attualmente in corso in ambito europeo.

Pochi giorni or sono, precisamente l’ 11 maggio, a Bruxelles, nel corso di una selezionata tavola rotonda moderata dalla prof. Marialuisa Volta, è stata evidenziata la necessità di presentare discutere e valutare gli strumenti operativi che la comunità scientifica mette ormai a disposizione degli organi di governo nelle loro diverse attribuzioni (sovranazionali, nazionali e locali) allo scopo di definire e implementare piani di intervento efficaci. Interventi oramai considerati indispensabili stante la gravità della situazione. Molto importanti, allo scopo – assolutamente condivisibile – di non far cader dall’alto decisioni che possono riflettersi anche pesantemente sulla vita di tutti i giorni dei cittadini, le domande che sono venute a galla nel corso del dibattito a Bruxelles: come definire il livello geografico e quindi decisionale delle azioni (l’aria non conosce i confini nazionali e non tiene conto delle esigenze della geopolitica) affinchè queste siano veramente efficaci il più possibile erga omnes tenendo anche in considerazione gli aspetti socio-economici e politici dei diversi territori? Quali piani vanno messi in opera affinchè i cittadini siano effettivamente coinvolti nelle politiche di risanamento? E, ancora, come raggiungere nei processi decisionali un sufficiente grado di accettabilità sociale che da un lato consenta il coinvolgimento dei cittadini e, dall’altro, consenta azioni di risanamento che non determinino disuguaglianze fra i cittadini stessi? Domande molto importanti che interrogano sia la comunità scientifica che la politica e la cosiddetta società civile e che come tali dovranno essere oggetto di attenta valutazione e dibattito il più possibile allargato.

Per tornare agli aspetti più propriamente operativi individuati dagli scienziati, il metodo di valutazione prescelto è quello denominato della “ottimizzazione”, basato sostanzialmente sui risultati di un’indagine sulle metodologie per la pianificazione della qualità dell’aria così come attualmente in uso per mezzo della distribuzione di uno specifico questionario agli stati membri. Ciò ha consentito di creare “ un database di piani di qualità dell’aria strutturato in cinque tematiche principali: 1) sinergie tra scale spaziali (dalla scala europea a quella locale); 2) approcci per la valutazione dell’aria; 3) Valutazione degli impatti sulla salute; 4) modelli “sorgente-recettore”; 5) analisi di incertezza. Sulla base dei dati raccolti, l’analisi delle risposte “permette di conoscere e analizzare lo stato dell’arte nei paesi membri e di identificare i vantaggi e i limiti degli approcci – è, questo, ci sembra, un aspetto fondamentale anche e soprattutto per il cittadino – attualmente utilizzati per la valutazione integrata di politiche per la qualità dell’aria. “. Il database è liberamente consultabile sul sito prima riportato.

A prescindere dalle non facili problematiche tecnico-scientifiche riportate, di grandissima importanza sia sociale che politica, rifacendoci al semplice buonsenso non possiamo in alcun modo dimenticare che la fonte prima di ossigeno sono le piante e pertanto dobbiamo impegnarci a piantarle sempre e comunque in tutti gli ambienti e, allo stesso tempo, a rinverdire i terreni incolti o trascurati non solo per ragioni estetiche quanto per mitigare l’erosione del suolo, altro retaggio terribile dei nostri tempi.

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