da vallesabbianews.it

Anche il nostro piccolo blog – attivo a Brescia, in occasione della sua recente scomparsa – desidera ricordare la figura e l’opera di don Antonio Fappani, preminente figura di studioso e soprattutto di operatore culturale di eccezionale lungimiranza e di instancabile attività. Intende farlo, unendosi al cordoglio unanime dell’intera provincia bresciana, dedicandogli le note che seguono (non per il valore intrinseco, che non esiste, delle stesse trattandosi di appunti e niente di più) che pubblichiamo al solo scopo di contribuire a sedimentare una serie di nominativi di persone e realtà commerciali della città e della provincia tratti da documenti – in particolare carte intestate e altra documentazione amministrativa – dai primi dell’Ottocento alla metà del Novecento. Anche dalla consultazione di una infinita serie di filze di informazioni minime come la nostra, oltre ovviamente a studi ponderosi corroborati da conoscenze semplicemente enciclopediche, sono nate le centinaia di pubblicazioni e le migliaia di articoli che don Antonio ha scritto nella sua lunga vita. E solo dalla consuetudine con i fatti e le pulsioni della vita quotidiana è potuta nascere, e giungere a compimento, la sua “Enciclopedia Bresciana”: un’opera in 22 volumi incredibile anche solo da immaginare.

Cenni Biografici:

Don Antonio Fappani, come amava essere chiamato, è nato a Quinzano d’Oglio (provincia di Brescia) il 15 agosto 1923 e morto a Brescia il 26 novembre 2018. Laurea in teologia a Roma, è stato ordinato sacerdote nel 1949. Ha iniziato la sua attività religiosa come curato a Borgo Poncarale, piccolo comune agricolo non lontano dal capoluogo, fino al 1957. Vice assistente spirituale delle Acli fino al 1962 e poi dell’Asci e dell’Agi (associazioni scoutistiche) fino al 1972. Sino alla morte è stato attivo nella parrocchia cittadina di San Lorenzo, nel centro storico.

Scrittore e giornalista di fama e di incredibile attività – ha pubblicato almeno 600 pubblicazioni e migliaia di articoli – dal 1961 al 1983 è stato direttore del settimanale diocesano La Voce del Popolo. Fondatore ed anima instancabile della Fondazione Civiltà Bresciana di cui era ancora presidente onorario, ha legato il suo nome all’Enciclopedia Bresciana – disponibile gratuitamente in rete – opera fondamentale in 22 volumi per la conoscenza della storia e delle tradizioni bresciane. Nel 2015 il Comune di Brescia gli ha conferito la Vittoria Alata, simbolo della città.

https://www.youtube.com/watch?v=S6Ved2_RFKQ

A ZIG ZAG FRA VECCHIE CARTE BRESCIANE DAL PRIMO OTTOCENTO ALLA META’ DEL NOVECENTO ALLA RICERCA DI ATTIVITA’ COMMERCIALI SIA DI CITTA’ CHE DI PROVINCIA

Millanta, direbbe il grande indimenticato Gioann Brera, sono i modi per valorizzare, talvolta per riscoprire, simboli o più semplicemente ricordi di ciò che furono Brescia e la sua bella provincia, in anni più o meno lontani. In quest’epoca frenetica e forse anche per questo spaesata e spaesante cogliere, sia pure senza pretese di esaustività né, tanto meno, di organicità, ma solo per il gusto di conoscere ed assaporare sapori antichi e diversi, spunti nascosti ed inconsueti può essere, almeno ci sembra, se non utile per lo meno piacevole.
Ci addentriamo quindi, Virgilio competente come pochi, in compagnia di Franco Robecchi, riconosciuto studioso di cose bresciane che fa dell’eclettismo culturale la sua carta vincente. Per questo nostro excursus ci avvaliamo infatti del volume “ L’elegante operare. Commercio, artigianato e industria in Brescia attraverso l’immagine promozionale dall’800 al 900: Volume I – Il Commercio “, edito dalla Compagnia della Stampa Massetti Rodella Editori di Roccafranca, sorta di catalogo colto – non privo, peraltro, di annotazioni e sottolineature polemiche più da quotidiano politico che da libro – fra le “ carte “ commerciali, nel senso letterale del termine, raccolte con lodevole passione dal collezionista Cesare Ceretti che ha salvato dalla distruzione documenti autentici di vita vissuta quali sono, per l’appunto, le carte intestate, i vari fogli commerciali e la pubblicità.
Da parte nostra ci limitiamo a spigolare qua e là privilegiando le attività riconducibili, per dirla con il linguaggio d’oggi, ai soli comparti agricolo ed alimentare in senso lato, con un’ottica di riguardo, quindi, per il food e dintorni.
Nella sua introduzione, ricca di spunti e di affondi significativi sul piano della cultura materiale, la considerazione di fondo che guida l’autore – a noi sembra giustissima – è che anche dalla lettura attenta delle immagini e dei testi delle carte intestate, delle fatture o di altri documenti d’ufficio è possibile ricavare spunti non banali sull’attività economica, sull’ubicazione delle aziende e quindi sulla toponomastica e, persino, indicazioni di carattere estetico in presenza – è il caso del periodo Liberty – di autentici piccoli capolavori di arte grafica. E tanto altro ancora è possibile scoprire o ritrovare se ci si accosta con la dovuta umiltà culturale, ed una qualche conoscenza, a questo piccolo universo cartaceo fatto di schiribizzi e volute simili agli svolazzi del pennino ad inchiostro, ai ridondanti festoni che trasudano spesso un’opulenza più sognata che reale ma, anche, alle difficoltà e alle gramizie, e non solo all’austerità di vita, di tempi che non sapevano neppure cosa fosse il consumismo e men che mai l’usa e getta. L’arco temporale preso in considerazione va dal primo Ottocento alla metà del Novecento.

Prodotti “ Alimentari “:

Il documento più antico, anno 1836, è una nota di vendita di “ Giuseppe Premi / Droghiere / In Contrada della Mercanzia in Brescia / Accanto al Sig. Carlo Manziana / n. 2286 “. In Brescia, nell’attuale Corso Mameli. Nella nota manoscritta sono citati, fra altri prodotti, “caffè sopraffino”, lo “zuccaro fiorettone”, la “cannella regina” e i “confetti di pistacchio”. Dell’anno successivo è un’altra nota di vendita del droghiere Leonardo Bellotti con bottega sul “ Corso di Porta San Giovanni” al numero 2345, sempre a Brescia. Nel 1861, questa volta a Chiari, incontriamo “ Giacomo Artifoni / Negoziante di / Formaggi; Olj ( in questo e in altri casi notare la grafia, per noi del tutto desueta ndr ); Saponi; Salumi / Cordami e Granaglie”: un coacervo di merci diverse tipico dei tempi passati ma del tutto sconosciuto ai nostri, eccezion fatta, ovviamente per i grandi supermercati. Santo Palazzi di Brescia, “ Negoziante / Fuori Porta Cremona / 211- 167 ” nel 1886 vendeva, “olj, saponi, salumi, formaggi, zolfo ( per le viti e la cantina, ndr ), coloniali, farine e semola, candele sego (di tipo economico perché fabbricate con grasso animale, ndr ) e steariche (di cera, ndr ) e cordami ”. Agli inizi del ventesimo secolo, precisamente nel 1902, operò a Brescia, nella sede a Porta Trento e succursali a Rovato e Pontevico, la ditta “Magazzini Formaggi / Carlo Migliorati”. A cui va riconosciuto il merito di avere commissionato all’architetto Egidio Dabbeni un bel palazzo costruito in via Trento nel 1898, riuscito esempio di architettura liberty e “ primo edificio civile con struttura in cemento armato costruito a Brescia, fra i primi in Italia”. Decisamente bella, e ricca, la carta intestata nella quale fa mostra di sé una vacca pezzata, probabilmente “nera”, una scelta d’avanguardia per quei tempi, contornata dagli stemmi civici di Brescia, Rovato e Pontevico, i tre comuni dove il Migliorati operava. Sullo sfondo il suggestivo Convento dell’Annunziata sul Montorfano rovatese.

Sempre del 1902 è la grafica innovativa dei “ Concessionari / Vermouth Palazzi Brescia “ Bresciani & Gressent “ che per pubblicizzare il loro vermouth puntano, antesignani raffinati rispetto ai messaggi spesso volgari della pubblicità odierna, sulle forme procaci di avvenenti fanciulle ritratte con ammiccanti negligé. Semplicemente sfarzosa la carta intestata, è del 1906, della “ Drogheria Centrale / F.lli Guarneri fu G.ni “ in “ Piazza Vecchia n 2 ”, l’attuale Piazza Loggia, e “ Piazzetta San Giuseppe “, con “ Magazzino Fuori Porta Milano “. Nel disegno, assai ricco, è ritratto non solo il negozio ma anche “l’angolo urbano che si riconosce nella sua immutata forma ”: riconoscibili, inoltre, l’imbocco del volto della Torre Bruciata e, sulla sinistra, di via Gasparo da Salò. “ Specialità Lavorazione / Carni Suine / Conserve Alimentari “ è la carta di presentazione di Francesco Ettori, attivo nel 1904 a Brescia in via Tartaglia Angolo Piazza Garibaldi. Da notare la dicitura “conserve alimentari”, una specificazione tecnica ai tempi abbastanza inconsueta, testimonianza, suffragata anche dall’imponenza del fabbricato raffigurato nella carta intestata, della presumibile importanza della ditta che commercializzava “formaggi, burro, olii, salumi, saponi, candele “ ed anche “ grani ”. Da un altro foglio datato 1912 si evince che la ditta si era nel frattempo trasformata in società “Anonima con sede in Brescia / Capitale versato L. 700.000 / Succursali a Cremona e Rovato ”. Significativo l’accenno a Rovato, fino a pochi decenni fa importante centro commerciale di prodotti lattiero caseari. Del 1912 è la testimonianza cartacea dei “ Magazzini Vini / Maifredi e Pitozzi “ con sede in Brescia in via Quinzano, l’attuale via Corsica e succursale cittadina in “ Via Gaspare da Salò n. 2 “. Molto interessante il riscontro, sempre a Brescia, della “ Drogheria con Fabbrica di Liquori “ di Pietro Migliorati fu Lorenzo in Piazza delle Erbe, la definizione prettamente veneta dell’odierna Piazza Mercato. Un’attività presumibilmente importante, quella del Migliorati, che vantava il “ Deposito Generale per l’Italia dei Prodotti per Caseificio Ch. Hansen di Copenaghen “, ancora oggi, per il vero, fra le maggiori ditte del settore e, più in particolare, la vendita di “ Caglio liquido (da sempre cavallo di battaglia della ditta danese, ndr ) e Coloranti Hansen; < Ferment lactique > (fermenti lattici. Detti alla francese, secondo i dettami di certa esterofilia sempre imperante dovrebbero risultare più importanti, ndr ) per burro e formaggio; Zafferano Purissimo I.a Scelta “ e un per noi misterioso “ Salvalatte “.

Nel 1917 incontriamo un nome molto importante, quello dei “ Fratelli Folonari Brescia “: con “ Stabilimenti Enologici a Barletta “ e “ Produzione Esportazione a Galatina “, entrambi in Puglia. Del 1920, almeno come utilizzo, è la trionfante carta intestata, illustrata com’è da un lussureggiante fregio liberty ricco di tralci di vite e delle medaglie vinte nelle esposizioni all’epoca di gran moda, è la carta intestata delle “ Premiate Cantine Vini / Speziali Pietro / Premiato all’Esposizione / Roma . Milano “ corrente in S. Eufemia delle Fonte, allora comune autonomo, oggi parte integrante della città; numero di telefono 779.Lo Speziali commerciava Vermouth e Marsala. Interessante l’illustrazione riprodotta sulla carta aziendale: una veduta realistica di un pezzo di S. Eufemia con il Naviglio Grande in primo piano, la strada che si incunea verso via Indipendenza, mentre sulla destra è dato ampio spazio ad un grande fabbricato industriale, realmente esistito, con due grandi ciminiere sbuffanti fumo, sicuro indice di laboriosità.

Vittorio Fava, in via Milano 14 a Brescia, gestiva il negozio “ L’alimentare “, dove vendeva “ Prodotti Alimentari e Coloniali “. La fattura riprodotta si fa notare per il doppio colore ( nella testata fa la sua comparsa l’inchiostro rosso) e la dicitura “ S.E. od O. “ (salvo errori od omissioni che cautela chi emette il documento) e le marche da bollo timbrate come d’obbligo. A questo punto incontriamo la carta forse più bella di tutte: è quella di “ Maifredi Arnaldo / Negoziante, Commissionario / Frutta, Verdura, Uva “ con sede in Piazza Mercato a Brescia: “ quasi una natura morta caravaggesca ”, per dirla con le parole del Robecchi. Degna di nota la sottolineatura, a testimoniare la sua importanza anche commerciale, dell’< uva >, segnalata separatamente dalla frutta genericamente intesa. Elevato il numero di iscrizione alla Camera di Commercio “ C.C.I. Brescia N. 20105 “; curiosa, invece, l’assenza del numero telefonico a fronte dell’indirizzo telegrafico: “ Maifredi – Frutta – Brescia “. Gradualmente si arriva ad anni molto più recenti e cambiano quindi non poco le espressioni e le modalità di comunicazione grafica. “ Girolamo Frassine / Produzione e Commercio Vini Superiori / Bianchi e Rossi della Zona del Garda “ teneva “ Cantine a Moniga e Macesina (comune di Bedizzole, ndr ) “ e “ Vigneti a Moniga sul Garda ”. Significativo il motto “ Ex vite vita “, dalla vite la vita, ancora oggi utilizzato, in particolare dai grappaioli trentini in quanto la grappa è nipote dell’uva essendo ricavata dalla distillazione delle sole vinacce, ossia le buccette dell’uva. Curiosa inoltre la vignetta di una cartolina pubblicitaria del 1949,. sempre delle Cantine Frassine, per lunghi anni sinonimo di vini gardesani, illustrata da un albero dal chiaro significato allegorico avendo le chiome formate da chicchi d’uva.

Altro esempio significativo di grafica pubblicitaria in evoluzione si riscontra nella carta della ditta “ Temistocle Cherubini / Formaggi all’Ingrosso “ di via Trento a Brescia, anno 1940, illustrata dal disegno di una leonessa che fa la guardia a due forme di formaggio, probabilmente di grana. Un motivo ricorrente, quello del leone, nella reclame come si diceva allora, in quegli anni ed anche successivamente, che ha nell’etichetta del famoso Ferro China Bisleri il suo esempio più noto e riuscito.
Concludiamo questa carrellata sulle attività legate all’alimentazione con tre citazioni non databili in forma precisa, ma per più versi significative. Cominciamo da Giuseppe Faitini – siamo a cavallo degli Anni Venti e Trenta del secolo scorso – che a Rezzato aveva “ Magazzino Formaggi, Olii, Salumi / Farine, Granaglie, Cascami “ (crusca e sottoprodotti simili, ndr ). E fin qui niente di particolare, ma anche “ Fabbrica Liquori “ e, soprattutto, “ Fabbrica Pasta d’Ogni Qualità / a Trazione Elettrica “: e ci par di capire che volesse propagandare la modernità della produzione affidata a trafile azionate elettricamente.

E’ dei primi del Novecento la cartolina della “ Salumeria Zilioli “ di via Umberto I a Brescia, oggi via Gramsci, che reclamizza il suo “ Assortimento generi I.a qualità “ con un disegno che richiama immediatamente l’immagine del Paese di Cuccagna: liane di salsicce e salumi, bottiglie bene auguranti e, al centro contornato da serti e fronde, il “ volto “ ammiccante di un simpatico porcello che invita a gustare le sue famose delizie. Infine, e non per ordine d’importanza, anzi è vero l’esatto contrario, le “ Droghe – Coloniali – Medicinali / Olii e Saponi “ di Lorenzo Galli che vantava, esponendo le medaglie vinte , la sua “ Premiata Fabbrica Estratto Tamarindo “. Qualche tempo dopo, il documento riportato è datato 1910, la ditta a mezzo di aggregazioni successive venne trasformata in “ Galli & Coppi Succ.ri F.lli Mancabelli “ “ Premiata Distilleria e Fabbrica Liquori / Specialità Anesone Triduo “. La “ Successori / Fratelli Mancabelli fu G. / Casa Fondata nel 1830 “ dedita ad “ Importazione / Esportazione / Vini / Liquori / Spiriti “ vantava fra le proprie specialità oltre al già ricordato Anesone Triduo (il liquore forse più tipico della provincia, prodotto in larga misura nell’alto Garda e in particolare a Salò fino a pochi decenni or sono) anche l’ “ Acquavite di Malvasia “, presumibilmente una vera specialità tenuto conto che si tratta di un’uva aromatica e come tale da distillare separatamente e che, soprattutto, veniva indicata commercialmente in forma distinta e separata: cosa assai rara a quei tempi. Forse siamo di fronte, in ambito grappistico, a un piccolo primato, quanto meno ad una produzione – almeno sulla carta – antesignana di scelte varietali e di marketing che avrebbero sfondato solo dopo una settantina d’anni. Non molto tempo fa il marchio Mancabelli, con il suo glorioso Anesone, è stato riportato in vita.

Attrezzature meccaniche varie

Passiamo ora in rassegna i fabbricanti e i commercianti di articoli ed attrezzi di supporto alle attività agro-alimentari. Iniziamo, siamo nel lontano 1826, con la ditta “ Noy e Bontempi “ . . . “ Fabbricatori d’ogni sorta di ferri da taglio, e per le arti, e vendita all’ingrosso e al minuto ecc. “ di merci varie con sede a Brescia all’angolo di Strada Larga n 735, l’attuale via Gramsci. Fra i molti prodotti riportati segnaliamo, per la grafia inconsueta, il “ Filo-Ferro” e i “ Polighi e Gruppi “ in quanto a noi sconosciuti. Fra gli articoli inseriti nella categoria degli “ Ottonami d’ogni qualità in Filo e Lastra ( troviamo ) i Cucchiai, le Posate, le Forcine, i Lumi e i Candellieri ”. Significativo che il socio Noy appartenesse ad una famiglia straniera trasferitasi appositamente a Brescia per dedicarsi ad attività economiche. Del 1844 è la nota intestata di tale “ Giacomo Passerini Negoziante / e / Fabbricatore di Ferrarezze “. Qui ricorre per la prima volta il termine “ferrarezze”, caro ai bresciani, che sta ad indicare la grande quantità di oggetti in ferro, per tutti gli usi, fabbricati a Brescia e nel Bresciano, soprattutto nelle valli. Nell’illustrazione centrale della carta del Passerini, molto elegante, in forma stilizzata si riconoscono il badile, la forca ed una catena. Sempre d’epoca lontana, il 1847, una curiosità: i “ Fratelli Canali / Commissionari / in / Brescia / per / Acquisti e Vendite di Galette (i bozzoli dei bachi da seta, ndr ), Sete . . . “ commercializzavano anche “ Struza ( piume di struzzo, ndr ), Pelli Capretto, Capra, Agnello e Pecora”. Il negozio, in città, era in Contrada S. Tommaso (la zone attuale è quella di via Camillo Pulusella), il magazzino in Contrada del Duomo. “ Dirimpetto al Teatro Grande “ svolgeva la sua attività, siamo nel 1853, “ Antonio Damiani / e Garzoni / Fabbricatori e Negozianti / di / Ottonami Ferrareccie Minute “ dove il termine “Garzoni” non sta ad indicare un socio ma gli aiutanti di bottega.

Articoli diversi

Di poco più avanti, siamo nel 1856, è l’intestazione del “ Magazzeno / di Legnami d’opera greggi e segati / con vendita / di gesso per uso di fabbrica / della ditta / Gio-Batta Vigliani “ fuori Porta S. Nazzaro, cioè oltre l’attuale Piazzale della Repubblica. Completamente diversa la tipologia di articoli venduti da “ Dall’Era Giuseppe di Enrico / Successore a / Tisi Alessandro: Porcellane, Terraglie, Cristallerie / Estere e Nazionali “ con negozio in via Milano, ancora oggi presente con un’attività importante e consolidata. Fra la lunghissima lista degli articoli venduti citiamo: “ Articoli per Illuminazione a Gaz e Petrolio; Vasi Porosi ed Isolatori per Telefoni e Telegrafi; Oggetti da Filanda e Industrie diverse; Guantiere; Posate Pacfong, Alpacca e Argenteria Galvanica; Forniture complete per Alberghi e Caffè; Vetri rigati per Tettoie e Serre”. Curiosa la congerie di articoli posti in vendita, siamo nel 1894, da “ Delaini Aristide / Corso Palestro 1881 / Brescia / Negoziante Macchine da Cucire / Biciclette / ed Accessori “ alle quali abbinava, con criteri che a noi oggi sfuggono, “ Concimi Chimici / Veri Inglesi / Goulding”.

Nell’anno 1899 la ditta “ Saiani e Guidetti / Ferramenta Ottonami e Chincaglie (piccoli oggetti d’arredo e d’uso corrente per lo più in terracotta ndr) “ aveva negozio in Corso Palestro. Da notare l’uso ormai consolidato del sostantivo “ ferramenta “ e, per contro, il termine “ chincaglie “ destinato a cadere in disuso nel giro di poco tempo. La carta intestata, dalla grafica ridondante ancorché di sicuro interesse documentario, evidenzia, con buona chiarezza, molti articoli fra i quali falce, badile, vanga ed un monumentale, bellissimo, macina caffè presumibilmente in ghisa. E ancora, fra le specialità della casa, “ Posate Krupp, Alpacca e Pacfong “.Trasformata nella ditta individuale “ Guidetti Franco Brescia “ con negozio in Corso Palestro e “ magazzeni ” in via T. Campanella, l’attuale Contrada S. Croce, nel 1918 la ditta aveva ampliato considerevolmente la propria attività: “ Articoli Casalinghi – Casse Forti / Attrezzi Agricoli “ e, quale specialità, le cucine economiche marca Star. E proprio la raffigurazione di una di queste cucine anticipa in un qualche modo la grafica fumettistica in quanto il vapore emesso dalla caldaia laterale che riscaldava l’acqua viene simpaticamente utilizzato dal disegnatore per scrivere il marchio “ Star “. Semplicemente stupenda la carta intestata, del 1901, di “ F. Magni “ che sul Corso Vittorio Emanuele 52, oggi Corso Martiri della Libertà, vende “ Bicicletti Adler “ e “ Macchine Agricole “; ma è anche “ Deposito / Cucine Economiche / Stufe / Ventilatrici / e / Prod.(otti) Stab.(ilimento) Besana / di Milano “. Sullo sfondo del bellissimo disegno che occupa un buon terzo del foglio, è ben visibile la “ barriera daziaria di Porta S. Nazaro, con la cancellata e con il casello del dazio, costruito da una quindicina d’anni, su progetto dell’architetto bresciano Antonio Tagliaferri. Il piccolo fabbricato era popolarmente detto, con evidente giudizio negativo, Gabia dei canarì, gabbia dei canarini”, ulteriore riprova dell’antipatia, a dir poco, molto diffusa per le storiche, spesso inique, gabelle daziarie.

Faustino Mensi, il documento è del 1903, in “ Via F.lli Porcellaga / già via Dolzani “ era specialista in “ cordoni puro canape “. In epoca successiva, il riferimento è al 1909, la ditta “ Cordami / Faustino Mensi “ si trasferì in via Mercanzie ( l’attuale Corsetto Mameli) angolo via Aquila Nera (oggi via Valerio Paitone ). Ritorniamo in provincia, precisamente nella Bassa a Verolanuova dove, in piazza Vittorio Emanuele, teneva bottega Stefano Montelli: dalla sua pretenziosa carta apprendiamo che la sua “ Ferramenta, Ottonami, / Cordami, Rame e Chincagliere “ vendeva, fra altri, “ Punte, Filo Ferro, Chioderia e Broccami Assortiti, Posaterie e Articoli Casalinghi, Serrature Inglesi, Egiziane e Nostrane, Reti Metalliche Zincate per Finestre e Giardini, Colle Forti”. Quanto meno curioso l’assortimento di serrature inglesi, egiziane e “ nostrane “, quasi fossero delle formaggelle. Da segnalare, siamo nel 1905, l’ubicazione, in quanto al numero 12 di Corso Zanardelli, della ferramenta di Angelo Rangozzi che presenta gli stessi articoli, pari pari, del sopra citato Stefano Montelli di Verolanuova. Sempre in Corso Zanardelli e sempre nello stesso anno, la “ Ditta Carlo Bozzi . . . Stabilimenti in Gomma ad Uso / Merceria, Igiene, Chirurgia ed Industria . . . Fornitore del R. Esercito, dei Primari Ospitali / e Stabilimenti Industriali del Regno “ vendeva, fra altri, “ Amianto, Guttaperga (oggi guttaperca: sostanza resinosa ancora utilizzata in medicina, ndr) / Impermeabili / Tele Cerate, Gommate / Tubi Canape / Cinghie da Trasmissione / Soprascarpe Gomma / Olii e Grassi minerali “.

Nel 1907 la ditta Giuseppe Giustacchini, ancora oggi una presenza importante sul mercato della carta e della cancelleria, commerciava in Brescia “ Carta – Cartoni – Carniccio (la colla ottenuta dai ritagli di carne e pellami opportunamente trattati a caldo, ndr) / Stracci per Cartiere e Lane Meccaniche / Rottami Ferro “. Di Giovanni Falsina fu Filippo, ferramenta con “ Grande Deposito Reti Metalliche “ a Brescia in “corso Garibaldi N. 3 – alla Torre della Pallata “ merita attenzione una cartolina del 1907 che reclamizza, con una bella e nitida incisione, la recinzione di un pollaio dove la rete a maglie esagonali è sorretta da pali in tubolare sormontati da copripalo a cipolla molto eleganti e decorativi sul tipo di quelli tuttoggi visibili a Toscolano Maderno e nel vicino borgo di Campione del Garda. Prima di concludere due brevi citazioni tratte da documenti non datati, ma non per questo meno significativi. Il primo, probabilmente della metà dell’Ottocento, è un foglio per conti della spesa di certo Cadeo Angelo fu Gio. “ Negoziante di Ferramenta / in Chiari / Contrada di Cortezzano “: la particolarità che vogliamo segnalare sta proprio nell’utilizzo del termine “ ferramenta “ e non dell’usuale “ ferrarezze “, che si sarebbe diffuso solo più tardi. E concludiamo questa carrellata sul commercio d’antan con la cittadina “ Ferramenta – Casalinghi / Ditta Dolci Giacomo / via G. Mameli, 5 / Vicino alla Chiesa / di S. Giovanni / Brescia “: “ Specialità Ghiacciaie “ che invita, il tutto illustrato da una bella vignetta sul tema, “ Dopolavoristi! / Società Bocciofile! / non / dimenticate / le boccie / di fibra “ .

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