Consigli utili per combattere il caldo e stare bene

Che cosa sono

Sono spesso chiamati “frutti rossi”, ma la denominazione corretta è “frutti di bosco”, a raggruppare i piccoli frutti che oggi, ampiamente coltivati in serra, sono disponibili senza una stretta correlazione stagionale. Secondo le proiezioni di consumo condotte negli Stati Uniti, la richiesta mondiale di frutti di bosco è destinata a raddoppiare nei prossimi 5 anni. Una buona notizia per l’Italia che, insieme alla Spagna e alla Polonia, è tra i primi produttori mondiali. I frutti di bosco più consumati in Italia sono senz’altro le fragole (nella varietà da giardino), i lamponi, i mirtilli, le more di rovo; ma non bisogna dimenticare il ribes (sia rosso sia nero), il sambuco, la mora di gelso e l’uva spina.

Che cosa contengono

È ormai accertato che i frutti di bosco , versatili in cucina e apprezzati da tutti, concorrono pienamente alla corretta alimentazione. Infatti, è ben noto il contenuto in fibre, minerali, vitamine e acidi organici; inoltre, a fronte di un ragionevole apporto energetico, i frutti di bosco forniscono polifenoli, in quantità comprese tra 30 e 2.000 mg/100 g. I frutti più ricchi di polifenoli sono il sambuco, il lampone e il ribes nero

Che cosa bisogna sapere

Come le vitamine e gli acidi organici, anche i polifenoli sono fitocomposti bioattivi. Si chiamano così perché nella loro struttura sono presenti uno o più gruppi fenolici. In questa famiglia di migliaia di molecole, l’attenzione si è focalizzata sulla loro capacità di coadiuvare i sistemi antiossidanti intrinseci dell’organismo. Dall’analisi degli studi clinici disponibili, condotta da un gruppo di ricerca italiano nel 2015, sono emersi alcuni dati che incoraggiano un ulteriore approfondimento. Il consumo quotidiano, per almeno 4-6 settimane, di una porzione di frutti di bosco (150 g) al giorno risulta infatti in grado di proteggere dall’ossidazione proteine e lipidi. La ricerca mondiale sta inoltre approfondendo i benefici dei polifenoli sulla cognitività dell’anziano, sul metabolismo glucidico, sull’equilibrio pressorio e sul microbiota intestinale, con un effetto di tipo prebiotico. Alcuni polifenoli, infine, inibiscono l’attività delle amilasi intestinali, rallentando l’assorbimento dei carboidrati complessi e la comparsa del picco glicemico.

Fonte: NFI – Nutrition Foundation of Italy

Leave a Reply