IL CAPORALATO E’ UNA VERGOGNA DA ESTIRPARE SENZA SE E SENZA MA.

Pubblicità da lodare.

Questa è una pubblicità che fa bene al cuore e alla volontà di chi la legge. A prescindere dal prodotto reclamizzato.

La piaga del caporalato, a cui si è finalmente tentato di porre un argine legislativo con la legge approvata nell’ottobre 2016, è un’autentica vergogna, una macchia che disonora soprattutto le splendide coltivazioni ortofrutticole di tanta, troppa parte, dell’agricoltura meridionale.

Ridurre chi è nel bisogno più estremo a lavorare in condizioni spesso disumane, pagati con salari da fame e sottoposti ad angherie e violenze inaudite, non è degno dell’Italia e dovrebbe far riflettere quanti, anche e soprattutto nel mondo agricolo, non hanno ancora capito, o non hanno voluto capire per le ragioni più diverse e non sempre limpide, che una cosa è ridurre i costi e perseguire il giusto profitto, un’altra succhiare il sangue di chi è costretto ad un lavoro purchessia.

“ La passata di pomodoro a marchio Coop – recita la pubblicità – controllata lungo tutta la filiera produttiva, proviene solo da fornitori che aderiscono al nostro codice etico “.

E’ indispensabile che non sia e non resti solo una declamazione di marketing, ma la realtà di comportamenti quotidiani: nel qual caso la “ passata “ sarebbe ancora più buona e gradita in quanto condita da seppur doverosi criteri di umanità e di rispetto della dignità delle persone. Ben vengano, quindi, e siano praticate con tutta la durezza possibile le azioni di dissuasione (sanzionabilità del datore di lavoro oltre che del caporale; arresto obbligatorio in flagranza di reato; rafforzamento dell’istituto della confisca e quant’altro), ma occorre agire  soprattutto sul potenziamento della rete del lavoro agricolo di qualità e nella difesa degli operatori onesti che vanno anche socialmente premiati.

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