Nel 2018, 505 i Comuni virtuosi. Erano 486 nel 2017. Il coinvolgimento attivo di più di 3,4 milioni di cittadini.
La performance della Basilicata

La classifica dei Comuni Ricicloni stilata annualmente da Legambiente, dà conto dei comportamenti virtuosi di comuni e cittadini sul fronte della raccolta e della differenziazione dei rifiuti. Uno dei temi che più toccano la vita quotidiana di tutti. Giunto alla XXV edizione, il Rapporto di Legambiente 2018 evidenzia ulteriori passi avanti – ma non ancora risolutivi e purtroppo anche alcuni arretramenti per non dire di alcune zone d’ombra che faticano ad emergere alla luce del sole – sulla strada del conseguimento degli obiettivi minimi previsti dalle normative sia nazionali che europee.
Nel 2018 i Comuni classificati “Ricicloni” o, meglio, “Rifiuti free”, cioè comuni dove la raccolta differenziata funziona correttamente e soprattutto dove ogni cittadino produce al massimo 75 kg di residuo secco all’anno, inteso come rifiuti indifferenziati avviati allo smaltimento. Nel 2018 i Comuni Ricicloni hanno raggiunto quota 505, contro i 486 dell’anno precedente. Merito, anche ma non solo, dei 3.463.849 cittadini coinvolti lungo lo Stivale. Il Sud, pur sempre in posizioni di retroguardia, ha evidenziato un qualche segno positivo: i Comuni riconosciuti Ricicloni sono passati da 43 (10%) del 2017 a 76 del 2018 evidenziando una discreta crescita del 15%, ma ancora molto resta da fare. Soprattutto in alcune aree urbane molto popolate. Da sottolineare la performance registrata nella regione Basilicata dove i Comuni Ricicloni – pur partendo dalla soglia minimale dell’1,5% dello scorso anno – hanno raggiunto quota 8%: il che fa ben sperare. Sostanzialmente stabile la situazione nel Centro (i Comuni Rifiuti Free passano da 38 (8%) dello scorso anno agli attuali 43(9%).Viene segnalato un qualche confortante avanzamento in Toscana dove la raccolta differenziata ha conseguito buoni risultati. Nel Nord, che rimane comunque il territorio di gran lunga più virtuoso in questo ambito, emerge una qualche criticità evidenziata dal calo complessivamente registrato del 6% nelle regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, calo compensato dall’incremento in Lombardia che ai 90 Comuni del 2017 ne ha aggiunti altri 11 portando così il totale a 101.

Assodata la necessità di buone pratiche di gestione che devono coinvolgere in step successivi, ma fra loro coordinati, le aziende produttrici, il commercio, i consumatori e alla fine i professionisti del recupero e della gestione dei rifiuti – cui spetta l’onere di trasformarli il più possibile in materie prime secondarie – la chiusura del cerchio può essere assicurata solo dalla presenza di adeguati impianti di riciclaggio dei diversi materiali (vetro, carta, metalli, legno, plastiche, ingombranti vari e umido organico) e da sistemi di raccolta porta a parta tecnicamente efficaci e con tariffazione diversificata: il pagamento differenziato a seconda del quantitativo di rifiuti conferiti.

Le norme di Legambiente sono quindi diventate nel tempo più stringenti: un Comune è Riciclone solo al raggiungimento della soglia di 75 kg/abitante/anno/di secco residuo (che comprende anche la parte di ingombranti non riciclata). Da parte loro le norme comunitarie prevedono, entro il 2030, il riciclo minimo del 70% degli imballaggi, e al 2035, la raccolta differenziata del 65% dei rifiuti urbani e il conferimento in discarica non superiore al 10%.

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