Le complesse e variegate problematiche della difesa delle api da molteplici fattori naturali e da cause antropiche, al centro della conferenza (martedì 9 aprile) del prof. Angelo Canale dell’Università di Pisa presso il Museo di Scienze Naturali della Certosa di Calci (Pisa)

Il crescente declino degli insetti impollinatori (imenotteri, ditteri, lepidotteri) in diverse regioni del mondo è motivo di profonda preoccupazione da parte della comunità scientifica internazionale che mette in evidenza il calo numerico sia delle specie che degli individui di cui fanno parte. Molta preoccupazione, in particolare, suscitano le minacce sempre più gravi che incombono sulle api mellifere (oggetto dell’allevamento apistico) e, a cascata, sulla sopravvivenza vera e propria di un gran numero di specie vegetali sia selvatiche che d’interesse agricolo: per lo più sono le cosiddette angiosperme i cui processi riproduttivi dipendono indissolubilmente dall’azione degli insetti impollinatori, in particolare di quelli sociali e fra questi le api assolvono un ruolo fondamentale.

Fra diverse altre, le cause principali del declino delle api vanno ricercate nell’utilizzo degli agrofarmaci (che molti definiscono pesticidi che, è ormai dimostrato, anche a bassi dosaggi e per principi attivi fino a poco tempo fa ritenuti poco o nulla impattanti sulle api) si dimostrano assolutamente nocivi; nel degrado e nella frammentazione degli habitat con conseguente contrazione dei potenziali siti di nidificazione e di approvvigionamento alimentare (le risorse trofiche costituite da nettari e pollini); la diffusione e l’insorgenza di nuove malattie spesso veicolate da parassiti o predatori alieni (ad esempio la Vespa velutina). Questi e molti altri argomenti saranno oggetto della conferenza – martedì 9 aprile – nella fascinosa cornice del Museo di Scienze Naturali dell’Università di Pisa allocato nella splendida Abbazia benedettina di Calci, di Angelo Canale, professore di Entomologia generale e applicata all’Università pisana, nell’ambito degli incontri di approfondimento che accompagnano la mostra “Artrhopoda. Viaggio in un microcosmo”, aperta fino al prossimo 3 novembre.

Ad ulteriore e più che autorevole riprova dell’importanza che le api assolvono nel contesto sia naturale che agricolo, riportiamo alcuni passi tratti dalla cosiddetta “Carta di San Michele all’Adige”, firmata il 12 giugno 2018, da una folta schiera di ricercatori, operatori del settore apistico, agricoltori e personalità dell’ambientalismo. Un appello accorato e scientificamente probante per la tutela della biodiversità delle sottospecie autoctone di Apis mellifera: “l’Ape mellifera presenta delle peculiarità che la rendono un organismo chiave per la conservazione della biodiversità e quindi degli equilibri ecologici in generale. … Questa specie, pur essendo gestita dagli apicoltori da molti millenni, non può essere considerata un animale domestico e, in quanto insetto pronubo, svolge un ruolo insostituibile per la conservazione della biodiversità e quindi nel mantenimento deqli stessi equilibri naturali, senza contare l’impatto sulle produzione agricole. … Apis mellifera e le sue sottospecie autoctone, negli areali di origine, sono apoidei (superfamiglia di imenotteri, comprende anche l’ape mellifera ndr) selvatici! La tutela dell’ape mellifera da un punto di vista faunistico va inquadrato proprio nell’ottica della conservazione degli equilibri naturali, oltre che dell’apicoltura … e quindi merita di essere tutelata come componente della Fauna Selvatica”.

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