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Lo sappiamo bene tutti: il nostro è uno strano paese. Di santi, poeti, navigatori, eroi, artisti e mille altre belle cose ancora ma, da qualche tempo in qua, anche di animalisti spesso a dir poco eccessivi per non dire al limite dell’isteria e della paranoia e qualche volte persino violenti. Anche molto violenti, e non solo con le parole.
Difendere i diritti degli animali, esseri senzienti, è cosa giusta; intervenire perché non si commettano abusi ed atti semplicemente incivili nei loro confronti è ancora più giusto; educare al rispetto e alla tutela dei nostri amici a due piuttosto che a quattro zampe – ma di tutti, non solo di alcune categorie privilegiate – salvaguardando il più possibile e con doverosa intransigenza la biodiversità – è un’esigenza imprescindibile, ma non possiamo chiudere gli occhi. Pur con tutte le cautele e gli accorgimenti che scienza e coscienza doverosamente ci impongono, non possiamo prescindere dalla necessità di allevarli, questi benedetti animali d’uso zootecnico o da reddito come usava dire solo fino a pochi anni fa, se vogliamo nutrirci ed utilizzarne i molti prodotti che da loro possiamo ricavare. E che ci servono e molto spesso sono semplicemente indispensabile: Per vivere. E’ una legge di natura, anche crudele certo, ma ineliminabile. Certo le storture vanno evitate e le devianze colpite, ma tutto il resto sono parole al vento, E si sa che le parole possono colpire e fare anche più male della spada. Soprattutto quando, le parole al vento, incrociano la ciarlataneria (due casi su tutti, altamente drammatici ed inquietanti, entrambi riferiti alla cura di malattie tumorali, tanto per capirci: il cosiddetto metodo Di Bella di qualche anno fa e il recentissimo affaire Stamina, allucinante tenuto conto che ha coinvolto strutture sanitarie pubbliche) si incrociano con l’antiscientismo che una parte importante degli italiani ha fatto propria. Probabilmente – crediamo – per ragioni ideologiche, meglio di ribellione ideologica aprioristica e negazionista per partito preso.

Pochi giorni or sono al Senato della Repubblica si è discusso di benessere animale (un argomento importante ed eticamente sensibile) e, giocoforza, di sperimentazione animale. Il problema dei problemi, secondo alcuni – che a dire il vero non sono pochi, secondo noi sempre troppi – che vorrebbero fosse vietata.
Personalmente non siamo in grado di dare giudizi specifici, ma sapere che la comunità scientifica internazionale al più alto livello la considera ancora oggi indispensabile ci fa propendere senza remora alcuna a favore della sua utilizzazione, ancorchè costretta nei limiti stabiliti di chi conosce la tematica. Al blaterare di molti, all’ideologismo rabbioso di chi si oppone al progresso della scienza – un atteggiamento incomprensibile e, secondo noi, da condannare a prescindere – ha risposto con l’usuale chiarezza che deriva solo da una profonda conoscenza degli argomenti trattati, il rigore morale e la passione civica che ne contraddistinguono l’operato pubblico (non è un caso che dal 2013 ricopra la carica di Senatrice a vita) e una vis polemica di certo non di facciata, la senatrice Elena Cattaneo, ricercatrice di riconosciuta fama internazionale, docente universitaria di “Applicazioni biotecnologiche in farmacologia” e “Cellule staminali in biologia e nella medicina rigenerativa”. Una donna straordinaria, madre di due figli, ancora nel pieno dell’attività (è nata nel 1962).
In una lettera indirizzata al direttore del quotidiano La Repubblica dello scorso 5 maggio, di cui riportiamo ampi stralci per l’autorevolezza della fonte e la chiarezza, usa parole di fuoco che dovrebbero far meditare anche i più riottosi fra gli animalisti imbufaliti (posso dirlo? o commetto reato di diffamazione nei confronti dei bufali) contro tutto e tutti: “che cosa diranno in futuro i nostri figli o nipoti e gli storici quando, leggendo i dibattiti parlamentari, scopriranno che alcuni hanno lavorato per determinare il peggioramento delle loro condizioni di salute ed economiche? E … Lo fanno ogni giorno disconoscendo il valore della ricerca scientifica e l’impegno di ogni giovane ricercatore che, nonostante tutto, si ostina a lavorare in Italia. In modo non meno grave lo stanno facendo anche andando nella direzione di limitare o vietare la sperimentazione animale nella ricerca scientifica. Non stiamo parlando di “vivisezione”, che non esiste nei laboratori di ricerca.
È importante che i cittadini e i malati italiani sappiano che, nel recepire una direttiva europea, il Parlamento italiano, contro la stessa direttiva, ha aggiunto forti limitazioni che comprometteranno il futuro della ricerca biomedica italiana e impediranno, giusto per fare un esempio, lo studio del cancro e gli xenotrapianti (il trapianto di organi da un animale all’uomo n.d.r.). Cioè i nostri figli e nipoti leggeranno che alcuni parlamentari, privi delle conoscenze necessarie, pronunciavano parole come genomica, proteomica, epidemiologia, microcircuiti cellulari per sostenere come questi possano sostituire la sperimentazione animale. Di come quest’ultima o di progetti di ricerca per generare un «human body on chip» che, a detta loro, sono usabili «per valutare rapidamente le risposte del corpo umano a nuovi farmaci».
Oggi il Senato si appresta a votare alcune mozioni sul benessere animale (giusto), dove la sperimentazione animale viene di fatto equiparata alle crudeltà (assurdo), laddove invece la sperimentazione animale ha come presupposto che gli animali non devono soffrire. Si dice che gli scienziati oggi possono usare un computer, che sarebbe più predittivo della reazione o dell’efficacia di un trattamento rispetto a un modello animale. Senza spiegare chi istruirà il computer con algoritmi (fantascientifici) tali da mimare le risposte biochimiche dell’organismo, dei suoi circuiti umorali, degli organi connessi, di ogni loro singola cellula, ciascuna con i suoi trentamila geni tradotti in centomila proteine funzionali. Non dicono come computer o cellule in un piattino di plastica possono farci capire le basi di malattie multisistemiche, l’attività dei farmaci per la depressione, per i disturbi del movimento o dell’alimentazione, l’insonnia, la Sma, la Sla, la sclerosi multipla, l’Huntington, l’Alzheimer, il diabete, etc. Se è vero che gli animali non sono sempre predittivi, come può un computer essere più predittivo? Oggi il computer K giapponese (che simula solo 1 bilione di neuroni e costa 10 milioni di dollari l’anno) è 1.500 volte più lento della biologia e necessita di 4 anni per simulare una giornata di funzionamento di pochi semplici neuroni.
Alcuni parlamentari lamentano che la sperimentazione sia fatta soprattutto su animali maschi e pertanto non sia predittiva per umani di sesso femminile. Invece di chiedere che si investa in sperimentazione animale che riguardi anche il genere femminile ecco la solita proposta del computer. Mi chiedo: ma come si accerteranno che è femmina? I metodi alternativi (in realtà “complementari”) li creiamo noi scienziati e ne conosciamo bene significato, vantaggi, applicazioni e limiti. E sappiamo che è grazie alla sperimentazione animale che sono state sconfitte malattie che uccidevano milioni di bambini e adulti; che sono aumentate le capacità di trattare farmacologicamente o chirurgicamente malattie a lungo mortali; che abbiamo 4 vaccini contro Ebola e la possibilità di salvare vite umane. È stato anche grazie alla sperimentazione animale se l’aspettativa di vita alla nascita, per i nostri figli e nipoti, oggi supera gli 80 anni; se oggi si sperimentano nell’uomo (anche nel bambino) terapie geniche per diverse malattie;se abbiamo Rna interferenti capaci nell’animale di spegnere geni-malattia; strategie di sostituzione cellulare nel Parkinson di prossima sperimentazione clinica; trattamenti per l’ictus in cui effetto, finestra di opportunità e rischi connessi coincidono quasi perfettamente fra animali e uomo.
All’Epfl di Losanna lavorano per ripristinare le funzioni sensoriali e motorie nelle lesioni midollari producendo “device” neuroprotesici che permettono a roditori o scimmie con lesioni di muoversi nuovamente. Mi fermo qui. Ci sono centinaia di esempi. Nemmeno un “capestro voto contro” potrà cambiare questa realtà. … Ma come si possono ottenere i dati preliminari che permettono a noi di competere a livello europeo lavorando in un Paese che non ha bandi nazionali per accumulare quei dati o che avversa la sperimentazione animale? Il Governo e il Parlamento devono avere presente che tutto ciò ci renderà isolati e sempre più deboli sul piano dell’accesso a trattamenti più avanzati contro le più gravi malattie e nella competizione al riparto dei fondi per la ricerca. Oltre a questo, le mozioni in discussione sottovalutano pericolosamente i rischi e il peggioramento per la salute umana dei nostri figli e nipoti che deriverà dal rinunciare alla sperimentazione animale. È quindi importante che la comunità scientifica e gli intellettuali italiani forniscano strumenti al pubblico e ai politici interessati al benessere dei loro concittadini, affinché ogni manipolazione della realtà sia efficacemente contrastata”.

Ne val del futuro nostro e dei nostri figli e nipoti: riflettiamo quindi, tutti, con impegno e spirito di collaborazione.

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