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“Per fortuna che c’è l’Armando”, recitava il celebre ritornello di una canzone degli Anni Settanta del Novecento che possiamo parafrasare in “ per fortuna che c’è … la Commissione Europea ”.

Sì proprio quella Commissione Europea che tutti amiamo e/o odiamo a seconda delle circostanze e delle convenienze. Resta il fatto, in presenza di un processo di globalizzazione che sminuisce giorno per giorno l’importanza e la valenza delle realtà statuali nazionali, che l’Italia (soprattutto, ma non solo) ha bisogno, un disperato bisogno di più Europa. Di quella vera che deve ambire a crescere, ad essere competitiva e non ripiegata su stessa ed altrettanto consapevole dei valori di civiltà che appartiene a noi tutti. Questa, quanto meno, la convinzione più profonda di chi scrive.

Fuori di metafora, la ricerca biomedica italiana, come si suol dire, l’ha scampata proprio bella grazie all’intervento della Commissione che, il 3 giugno, ha risposto alla petizione popolare “Stop Vivisection” – depositata lo scorso 3 marzo con le firme di ben 1.170.000 cittadini europei, 700.000 dei quali italiani – rigettando la richiesta di abrogazione della direttiva comunitaria del 2010 che disciplina la sperimentazione animale e la proposta della formulazione di una nuova direttiva di abolizione, sic et simpliciter, dell’utilizzo degli animali a scopo di sperimentazione.
Nei fatti la Commissione ha dichiarato di condividere il merito dell’iniziativa popolare, ma non il metodo in quanto allo stato attuale la sperimentazione bio-medica sugli animali è ancora indispensabile anche se è auspicabile che si arrivi al più presto possibile al suo superamento. Per il vicepresidente della Commissione, il finlandese Jyrki Katainen, “ l’iniziativa dei cittadini europei giunge in un momento di transizione in cui, grazie ai grandi progressi tecnologici, l’Europa sta riducendo l’uso della sperimentazione animale; i tempi non sono però ancora maturi per vietarla del tutto e si correrebbe il rischio – così facendo – di far migrare la ricerca biomedica fuori dai nostri confini ”. Concetti ripresi anche dal Commissario all’Ambiente, Karmenu Vella, che ha evidenziato come “ la Commissione sta intraprendendo una serie di azioni per far sì che l’uso dei metodi alternativi trovi rapida diffusione “. Non a caso, entro la fine del 2016, la Commissione organizzerà una conferenza aperta alle diverse realtà coinvolte nella materia al fine di fare il punto della situazione e valutare eventuali interventi legislativi.
Nell’ultimo decennio – è sottolineato in una nota – sono stati compiuti grandi passi in avanti nello sviluppo di metodi alternativi grazie alle prove su colture cellulari e tissutali e all’utilizzo di strumenti computazionali. Ma ancora oggi molti processi ed effetti fisiologici e tossicologici sono troppo complessi per le attuali conoscenze e quindi la sperimentazione animale continua ad essere necessaria per l’avanzamento della ricerca e la salvaguardia della salute umana e animale.

Soddisfazione è stata espressa da parte del mondo scientifico – “ la decisione presa è l’unica condivisibile “, ha dichiarato Giuliano Grignaschi, segretario generale di Research4Life, piattaforma scientifica creata da Ieo, Ifom, Istituto Mario Negri, Ospedale San Raffaele e diverse università – mentre di segno del tutto contrario – “ sono molto delusa “ – la reazione di Fabrizia Pratesi de Ferrariis coordinatrice di Equivita e promotrice dell’iniziativa “ Stop Vivisection “, convinta che “ il modello animale non corrisponde all’uomo e quindi non aiuta ad affrontare le malattie “.

Scampato il pericolo che, a detta di autorevolissimi esperti, avrebbe messo in ginocchio la ricerca europea ed italiana in particolare, ci sembra utile una breve riflessione. Premesso che ridurre o meglio ancora eliminare del tutto l’utilizzo degli animali per la sperimentazione è un obiettivo sacrosanto e che le autorità debbono vigilare sul rispetto delle norme e garantire al meglio il benessere degli animali ancorchè destinati ad essere sacrificati, anche questa vicenda dimostra che in Italia si sta ormai diffondendo, in un’ampia parte dell’opinione pubblica, un atteggiamento antiscientifico preoccupante.
Il can can mediatico che ha supportato la bufala truffaldina del cosiddetto metodo Stamina che la Cassazione ha definitivamente chiuso mentre stiamo scrivendo, la vicenda dello stop al vaccino antinfluenzale e più in generale il rifiuto di molti genitori a vaccinare i figli anche per malattie molto pericolose (ad esempio il morbillo), gli attacchi sconsiderati ai medici veterinari in ordine ai controlli sanitari sugli allevamenti e i prodotti alimentari, sono solo alcuni episodi che mettono in evidenza uno stato di disagio e di colpevole ignoranza di strati importanti di popolazione che chiamano i responsabili della politica sanitaria e le forze politiche ad interrogarsi su cosa non va nella comunicazione ai cittadini e a prendere decisioni che debbono avere il pregio della sincerità e della trasparenza.

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