Specie esotica invasiva e dannosa per l’ambiente va obbligatoriamente controllata e per quanto possibile eradicata
Un vecchi adagio sottolinea che “a mali estremi, rimedi estremi”: un richiamo alla realtà in situazioni difficili, a volte molto difficili. Le specie invasive esotiche, sia animali che vegetali rappresentano ormai una vera e propria emergenza in tutta Europa e da noi in misura ancora maggiore in quanto l’Italia è il Paese europeo più ricco di biodiversità (per numero di specie tanto vegetali che animali).
Tralasciando disquisizioni che ci porterebbero lontano e venendo al nocciolo delle questione, il 14 febbraio 2018 il Ministero dell’Ambiente – prendendo atto di una situazione divenuta nel nostro Paese gravosa e pericolosa per l’integrità della fauna autoctona e obbligata dal Regolamento UE 1143/2014 ( e poi si dice che dell’Europa possiamo farne a meno: è solo un piccolo esempio dei molti in positivo che attestano il contrario) – ha emanato il Dlgs 230 del 15 dicembre 2017 per prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive. Il decreto stabilisce che chi detiene uno o più esemplari inclusi nelle liste delle specie invasive è obbligato a farne denuncia di possesso presso il Ministero dell’Ambiente entro il 13 agosto 2018.
In queste liste di animali e vegetali esotici introdotti per i motivi i più diversi e spesso in maniera colposa e qualche volta addirittura dolosa, essendosi diffusi e riprodotti in misura abnorme nell’ambiente comunitario dando luogo a situazioni di pericolo per l’ambiente in senso lato e persino in qualche caso per la sanità e l’igiene pubblica, necessitano di azioni di contenimento sempre difficili, complesse e costose.
Questi concetti ed altre autorevoli considerazioni di specifica pertinenza specialistica sono rintracciabili nel sito www.sivae.it della Società Italiana Veterinari Animali Esotici che invita caldamente i detentori delle tartarughe Trachemys (quelle, per capirci, che diversi anni fa piccoline picciò, se ne stavano quiete in orribili mini acquari di plastica con mini palma d’ordinanza a sottolineare l’origine esotica e oggi sono diventate grandi e grosse) a trasmettere la denuncia al Ministero dell’Ambiente.
Si rammenta infine che i proprietari che intendessero disfarsi dei soggetti in loro possesso, possono affidare gli esemplari a strutture pubbliche o private se debitamente autorizzate.
Per eventuali info si consiglia di rivolgersi ai Carabinieri Forestali.