Non più degno di far parte dei Nazionali “ Azzurri “, con un sussulto di dignità dovrebbe restituire alla FISE, con tanto di scuse, le due medaglie olimpiche vinte a Barcellona e ad Atlanta.
“Margi Il Violento“ era già stato < coinvolto in un caso analogo nel 1998 >: come ha potuto un simile energumeno continuare la sua attività, per di più da istruttore federale? La FISE, ente pubblico di controllo e di garanzia, deve una risposta alla pubblica opinione
Questo Blog e chi lo scrive non hanno avuto, e mai avranno, la benché minima simpatia per un certo tipo di animalismo ideologico, aprioristico, spesso violento e incapace di dialogare e al contrario solo capace di insultare chi non la pensa come loro. Ci sentiamo quindi autorizzati ad usare criteri di estrema durezza nei confronti di chi, a detta della giustizia sportiva, ha scientemente e colpevolmente usato la violenza più bieca nei confronti di un cavallo da competizione fino a causarne la morte. E lo ha fatto da una posizione di forza e di notorietà che forse non ha precedenti.
Prima di entrare nel merito della questione ci sia consentito una qualche precisazione di carattere generale che in qualche modo giustificano il rilievo riservato a questo fatto in un blog dedicato all’agricoltura e all’ambiente. Lo facciamo in quanto convinti che agli animali, esseri senzienti, vada sempre e comunque riconosciuta dignità e che debbano essere trattati con umanità e nel migliore dei modi possibili. Quello del benessere animale, con tutti gli estremismi che si porta dietro, è ormai diventato un elemento importante del dibattito civile nel nostro Paese e ciò rappresenta indubbiamente un fattore distintivo di civiltà ma, al tempo stesso, se estremizzato e portato a livelli eccessivi o non sostenibili, può causare serie difficoltà alle attività allevatoriali in generale e a quelle zootecniche in particolare. Non va infatti dimenticato che, per trarne i prodotti che ci necessitano (latte, carni, lana e quant’altro) gli animali d’interesse zootecnico vanno comunque ristretti ancorchè nel migliore dei modi possibili.
Veniamo ora al caso specifico, a nostro avviso ancora più grave ed emblematico, in quanto coinvolge l’ambito sportivo, nella fattispecie l’equitazione, che ha avuto per protagonista un campione di riconosciuta capacità e di grande notorietà internazionale.
Esemplificando, lo scorso 4 luglio Il Corriere della Sera, a firma di Giusi Fasano, al fatto in questione ha dedicato una mezza pagina con il titolo “ La storia di Flambo, il cavallo maltrattato fino a essere ucciso “. Nel sommario: “ Radiato l’olimpionico di dressage Margi “. La notizia, ripresa da gran parte dei media, ha fatto ovviamente scalpore in quanto responsabile della morte di Flambo è stato dichiarato l’ex azzurro Paolo Margi – olimpionico ai Giochi di Barcellona 1992 e Atlanta 1996 – nel dressage, disciplina equestre fra le più dure ed impegnative sia per il cavallo che per il cavaliere. Dall’agenzia di stampa ANVI Oggi del 6 luglio (organo dell’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani, tanto autorevole quanto istituzionalmente guardinga) sotto il titolo “ Dressagista mentì al veterinario < parlando di una colica > “, riportiamo per esteso il primo paragrafo: “ Il Tribunale della Federazione Italiana Sport Equestri ha condannato un dressagista per avere sottoposto Flambo ad allenamenti massacranti fino ad ucciderlo. Maltrattò il cavallo che doveva addestrare. Lo fece < cadere provocando fratture > mortali. Lo costrinse a forza < a rialzarsi >. Gli fece < somministrare farmaci > sbagliati che ne aumentarono le sofferenze. Sono le circostanze ricostruite dal Tribunale sportivo che ha deciso di radiare l’atleta olimpico P.M. (ad abundantiam non è neppure riportato per esteso il nominativo del condannato n.d.r.), già < coinvolto in un caso analogo nel 1998 > “. Il fatto risale al 19 novembre 2014 ed è accaduto presso il Centro ippico Casale San Nicola, a Roma. Il fatto è stato denunciato il 22 aprile 2015. Dal sito ufficiale della Fise, riprendiamo uno stralcio delle argomentazioni espresse dal Tribunale federale: “ … considerata la pluralità e la particolare rilevanza delle commesse violazioni … considerata la qualifica di Istruttore Federale da lui rivestita … nonché la sua notorietà nell’ambiente è idonea a screditare l’immagine e la reputazione delle istituzioni federali nel loro complesso … visto anche il comportamento processuale del sig. Paolo Giani Margi che denota l’assoluta mancanza di resipiscenza … non ha mai espresso, sia pur incidentalmente, sentimenti di doverosa solidarietà nei confronti dell’animale (prima ancora che della sua proprietaria) o di rammarico per la triste vicenda dimostrando, in tal modo, notevole distacco e profonda indifferenza rispetto ai valori fondamentali condivisi dalla stessa Federazione Italiana Sport Equestri, la quale non può che attribuire preminenza, in ogni caso, alla tutela del benessere del cavallo, vero atleta delle discipline equestri e, peraltro, in evidente condizione di minorata autonoma difesa … dovendosi ormai ritenere definitivamente compromesso ogni minimo vincolo di fiducia, riconoscimento e appartenenza necessario alla prosecuzione del rapporto di tesseramento applica nei suoi confronti la sanzione della radiazione “. Decisione assunta il 16 giugno 2015. Nello stesso ambito processuale è stato sanzionato anche un altro imputato per fatti di minore gravità.
Stando così le cose, sperando che la magistratura ordinaria provveda al più presto a prendere i provvedimenti che le competono, è a dir poco doveroso porre alla FISE tre semplici domande: 1) corrisponde al vero che “ Margi Il Violento “ < si è reso responsabile di un fatto analogo nel 1998 > – nel qual caso, errare humanum est, perseverare diabolicum: dicevano gli antichi – come dire a soli due anni dalla conquista della medaglia olimpica di Atlanta? 2) Ammesso – ed è molto probabile, tenuto conto dell’autorevolezza della fonte – che il bruto abbia disonorato la “ Maglia Azzurra “ e il nobile sport equestre già nel 1998, come è possibile che la FISE lo abbia lasciato in attività per ben 17 anni per di più con l’incarico di Istruttore Federale? 3) Quali e quanti controlli vengono espletati dagli organismi federali per impedire episodi di violenza sui cavalli nel chiuso dei maneggi e dei centri ippici? Dietro l’aplomb elegante e non di rado algido delle divise di gara quanta violenza aleggia? Siamo nella norma della patologia presente in tutti gli accadimenti umani o siamo alla metastasi? Sarebbe molto grave se venisse tenuta nascosta la verità da parte di chi ha l’obbligo di vigilare. Non lo sappiamo, non lo affermiamo, ma il sospetto lo abbiamo.
Per quanto ci riguarda, ci limitiamo ad augurarci che, in un sussulto di dignità, “ Margi Il Violento “ , decida di riscattarsi, almeno in parte, restituendo alla FISE le due medaglie olimpiche. Con tanto di lettera di scuse.