da: blogs.plos.org

Un recente studio Usa pubblicato dalla rivista Plos Medicine si augura che quanto prima i Servizi Sanitari integrino – dietro presentazione di ricetta medica – il costo degli acquisti di frutta, verdura e altri cibi salutari allo scopo di prevenire le malattie cardiovascolari e il diabete e, al tempo stesso, di ridurre drasticamente le spese a carico del Sistema Sanitario Pubblico

E’ un sogno americano, probabilmente della parte anche socialmente più avvertita della classe medica statunitense, ma un giorno potrebbe diventare realtà. Il sogno è quello di poter acquistare frutta e verdura usufruendo di uno sconto consistente (si ipotizza il 30%) dietro presentazione di ricetta medica direttamente al supermercato o al fruttivendolo. La differenza sarebbe a carico del Servizio sanitario pubblico.
Semplice e razionale, anche se forse spiazzante, il ragionamento che ha indotto i due ricercatori Usa, Yujin Lee e Darioush Mozaffarian, a pubblicare sulla importante rivista Plos Medicine una significativa ricerca riguardante l’impatto crescente – a medio termine economicamente insostenibile – delle malattie cardiovascolari e del diabete sui conti del Servizio sanitario pubblico. Nell’insieme un trend costante, questo, in tutti i Paesi: anche quelli in via di sviluppo come si diceva fino a qualche anno fa. In Italia oltre il 5% della popolazione è affetto da diabete (una epidemia silenziosa quanto devastante) e le malattie cardiovascolari continuano ad essere, con il 44% di decessi, la principale causa di morte.
Lo studio americano – come riportato dal Giornale di Scienza Galileo – ha inteso verificare “quali conseguenze avrebbe l’introduzione di incentivi economici all’acquisto di prodotti alimentari considerati sani (quali frutta e verdura) sia sulla salute generale della popolazione che sulle spese del sistema sanitario pubblico statunitense”. In altre parole, partendo dalla constatazione, che purtroppo non sempre viene considerata da molti media e commentatori, che oggi mangiare sano costa più di un’alimentazione a base di cibo spazzatura (peraltro spesso gustoso e accattivante, quanto ipercalorico e gonfio di additivi i più diversi), si è inteso valutare quali effetti positivi anche e soprattutto di ordine economico – quelli di carattere più strettamente medico sono scontati ed acquisiti – possono derivare dall’uso salutistico, potremmo a questo punto dire nutraceutico, della frutta e della verdura. Di qui la “prescrizione medica” nella rituale forma della ricetta.
Lo studio prende in considerazione due scenari: a) consumo incentivato e continuato di frutta e verdura fresche; b) oltre alla frutta incremento dell’assunzione di altri alimenti considerati salutari, quali cibi integrali, frutta secca, pesce ed olii vegetali. Sbalorditivi, per la loro positività, i dati delle proiezioni. Nel caso A) la prevenzione di eventi causati da malattie cardiovascolari toccherebbe quota 1,93 milioni di eventi e un risparmio di oltre 40 miliardi di dollari. Nel caso B), la prevenzione di eventi cardiovascolari passerebbe a 3,28 milioni di casi e a 120.000 casi di diabete con risparmi di 100 miliardi di dollari. Per dirla alla Catalano, noi che abbiamo la dieta mediterranea, teniamocela ben stretta, non buttiamola a mare come fosse una bottiglietta di plastica, e utilizziamola al meglio: avremo migliore salute garantita e il portafoglio più “panciuto” (aspetto positivo, solo in questo caso).

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