Importanti le denunce e lo stimolo degli animalisti. Ma ringraziamo anche  le norme europee, che molto aiutano

Il trasporto degli animali vivi da allevamento, in particolare su lunghe distanze, costituisce sempre un grosso impegno che coinvolge allevatori, i trasportatori, i macelli e le industrie di lavorazione delle carni. E, alla fine,  i consumatori in quanto anche il migliore soggetto se maltrattato  nel suo ultimo viaggio rende qualitativamente meno rispetto alle attese e alle possibilità. Per non dire, ovviamente, delle sofferenze degli animali, non di rado eccessive e qualche volta persino insopportabili anche solo a vedersi.

Deve essere ben chiara la consapevolezza che trasportare animali da reddito non è mai intrinsecamente semplice, implica sempre dei rischi e costi notevoli. E’ altrettanto chiaro, quanto meno nell’ottica di chi scrive, che il problema è  di contemperare le giuste e dovute esigenze di tutela del benessere animale con quelle, altrettanto lecite, di un giusto ritorno economico per gli  allevatori.

Per troppo tempo il mondo agricolo/zootecnico e persino quello veterinario legato agli aspetti più marcatamente produttivi della zootecnia non hanno dedicato a questo aspetto l’attenzione che indubbiamente merita. E’ soprattutto una questione di cultura e quindi di riconoscimento dei diritti che anche gli animali hanno e che a loro sono dovuti. E, nel giusto, vanno rispettati. Non va comunque sottaciuto che il fine ultimo di qualsivoglia allevamento zootecnico, oltre alla produzione di prodotti diversi, sia quello – definitivo – della produzione di carni. E’ la legge della vita e, al tempo stesso, l’assolvimento di un imperativo vitale: quello di sfamarsi. Va pur detto che il cosiddetto benessere animale che assomma tutto quanto può – e noi aggiungiamo deve – servire  per l’allevamento, ovviamente nei limiti del possibile e della sostenibilità economica d’impresa, va perseguito. Senza dimenticare, e ci sembra giusto sottolineare questo concetto, che per molti non è chiaro ma è di basilare importanza, che quasi sempre l’allevatore è il primo – anche per ovvie ragioni di interesse – a “volere bene” ai suoi animali anche se è costretto a vivere, e spesso a sopportare con non pochi affanni, l’ineludibile distacco finale. E’ la dura legge della vita ma credere – come fanno molti animalisti chiusi in preconcetti ideologici – che gli allevatori siano insensibili alle esigenze di vita dei propri animali e svolgano la propria attività come fosse un lavoro qualsiasi e non un lavoro “speciale” – è fuorviante e non corretto, prescindendo ovviamente da casi specifici negativi o riprovevoli che vanno condannati e se del caso sanzionati.

Dopo questa lunga premessa  che ci è sembrata necessaria per cercare di equilibrare i piatti della bilancia che di questi tempi troppo spesso giocano  a priori contro gli allevatori e gli allevamenti, torniamo al tema dei trasporti.

La normativa di riferimento – la problematica è molto complessa e tocca aspetti tecnici diversi a seconda delle specie coinvolte, che tralasciamo  – è la cosiddetta  Piattaforma UE del Benessere animale istituita dalla Commissione il 24 gennaio 2017. A livello nazionale l’azione di coordinamento e vigilanza spetta al ministero della Sanità che, nell’ambito del Piano Nazionale Benessere Animale, coordina e gestisce le diverse attività di assistenza  e di controllo degli allevamenti dalla nascita alla macellazione sulla base della valutazione dei fattori di rischio peculiari delle diverse specie (bovini, suini, ovini, equini, avicoli). Si è partiti da una situazione di difficoltà, più o meno accentuata, in tutta l’Unione specchio di trasporti che tenevano in pochissimo conto le esigenze degli animali. Per ovviare a tutte queste incongruenze e sulla scia di una sempre maggiore attenzione da parte dell’opinione pubblica per le tematiche del rispetto degli animali, la Commissione Europea è intervenuta con decisione istituendo il progetto Animal Transport Guides che, iniziato a marzo 2015 scadrà il prossimo dicembre. Le linee guida sono state realizzate da un Consorzio che comprende primari istituti di ricerca di 10 Paesi e diverse organizzazioni di portatori d’interesse. L’italia ha potuto contare sull’impegno e la professionalità del Centro Ricerche Produzioni Animali – CRPA – di Reggio Emilia e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G.Caporale” di Teramo coordinati dal Ministero della Sanità. Scopo primario dell’iniziativa comunitaria l’individuazione e la promozione delle buone e/o migliori pratiche per il trasporto di varie specie animali d’interesse zootecnico all’interno dell’Europa e verso Paesi Terzi per la macellazione, l’ingrasso e la riproduzione. Dall’intenso lavoro fin qui svolto sono scaturiti numerosi video (disponibili in 8 lingue per favorirne la divulgazione) e 17 schede informative – molto pratiche e d’uso corrente – di facile comprensione che forniscono consigli e suggerimenti sulle principali criticità quali il carico e lo scarico, l’alimentazione e l’abbeverata, il trasporto in presenza di temperature estreme sia calde che fredde. E’ nell’interesse di tutti gli operatori – la situazione va gradualmente migliorando un poco ovunque ma molto resta ancora da fare – tenere in debito conto i risvolti di natura sociale legati al trasporto degli animali e la consapevolezza che trascurare il benessere degli animali può portare da un lato  a possibili ingenti perdite economiche e, dall’altro, anche a multe e sanzioni amministrative decisamente salate.

Per info di carattere generale e visione di documentazione tecnica: Animal Transport Guides –
www.animaltransportguides.eu 

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